Un post che a Diogene Laerzio je fa na pippa
Siccome per queste lande tira una certa aria pesante, apriamo le finestre e facciamo circolare un po' di ironia, con un post che era in gestazione da tempo e che ho arricchito di volta in volta prendendo appunti ai giardinetti. Voglio riesumare la rubrica antropologia a spizzichi e bocconi per divertirmi un attimo a ridurre a macchietta qualcosa che, per fortuna o purtroppo, riguarda anche me. Poi torno seria, giuro. (Forse).
[Avvertenza: qua e là indulgerò in battute di bassa lega].
In ordine casuale:
[Avvertenza: qua e là indulgerò in battute di bassa lega].
In ordine casuale:
Lo heideggeriano
Tra una conversazione sulle frittelle e la constatazione che piove, prova l'insopprimibile desiderio di tirar fuori dal suo esser-ci qualche parola tedesca utilissima per rimorchiare, tipo Geworfenheit, Da-Sein e altri gutturalismi tratti dal suo gergo mistico. Se capita in Germania parla disinvoltamente in pubblico di gettatezza e decisione-anticipatrice-per-la-morte, ma va nel pallone a chiedere del reparto salumi al supermercato. Va per sentieri erranti e per selve che una volta erano isolate ma che ora si sono riempite di heideggeriani come lui. Sicché per distaccarsi dalla "pubblicità del si" che inavvertitamente ha contribuito a produrre, finisce per decantare da solo davanti allo specchio i passi più eccitanti di Sein und Zeit, il cui generoso tomo nasconde dietro un innocuo libro di fumetti che finge di leggere con interesse davanti alla madre, per non essere colto in flagranza di ermeneutica e per dare l'impressione di essere una persona normale. Dice che il linguaggio è la casa dell'essere ma abita sulla Salaria e ogni tanto dimentica pure il numero civico per non parlare delle chiavi del portone. Fonti non ufficiali riferiscono che ancora nessuno ha capito che cosa diamine intenda con quel non meglio specificato Essere al quale pure sacrificherebbe ogni cosa.
Il kantianoTra una conversazione sulle frittelle e la constatazione che piove, prova l'insopprimibile desiderio di tirar fuori dal suo esser-ci qualche parola tedesca utilissima per rimorchiare, tipo Geworfenheit, Da-Sein e altri gutturalismi tratti dal suo gergo mistico. Se capita in Germania parla disinvoltamente in pubblico di gettatezza e decisione-anticipatrice-per-la-morte, ma va nel pallone a chiedere del reparto salumi al supermercato. Va per sentieri erranti e per selve che una volta erano isolate ma che ora si sono riempite di heideggeriani come lui. Sicché per distaccarsi dalla "pubblicità del si" che inavvertitamente ha contribuito a produrre, finisce per decantare da solo davanti allo specchio i passi più eccitanti di Sein und Zeit, il cui generoso tomo nasconde dietro un innocuo libro di fumetti che finge di leggere con interesse davanti alla madre, per non essere colto in flagranza di ermeneutica e per dare l'impressione di essere una persona normale. Dice che il linguaggio è la casa dell'essere ma abita sulla Salaria e ogni tanto dimentica pure il numero civico per non parlare delle chiavi del portone. Fonti non ufficiali riferiscono che ancora nessuno ha capito che cosa diamine intenda con quel non meglio specificato Essere al quale pure sacrificherebbe ogni cosa.
Veste trashendentale, con una foglia di fico sul noumeno. Agli appuntamenti arriva sempre a priori, per via delle intenzioni pure spaziotemporali di cui è detentore onorario. Dice che la pasta all'amatriciana non è propriamente oggetto di scienza, in quanto non universale e necessaria; benché assaporarla di gusto estrinsechi un certo universale soggettivo e benché in effetti essa rientri fenomenicamente nella tavola (imbandita) delle categorie che c'hai conficcata nell'intelletto puro. Il neurologo quando t'ha fatto la tac non l'ha visto, ma fidate ce l'hai.
Lo hegeliano
Lo hegeliano
Diceva Foucault che Hegel anche quando lo eviti è sempre lì che ti aspetta. Ebbene, tale è anche lo hegeliano, ovvero il soldato dell'esercito postumo di Hegel. Sta ovunque, proprio come il prezzemolo, proprio come quella sua dannata dialettica. Con una certa invadenza, infatti, anche quando pensi di averlo liquidato quello ti si è già appollaiato addosso: pensa (giuro!) che si appropria persino delle tue negazioni, millantando che queste sarebbero l'ennesima prova del fatto che lui ha Ragione. Accomodiamoci dunque tutti dalla parte del Torto, che fa per l'appunto parte anch'essa della Ragione, non so se mi spiego. Se poi commetti l'inavvertito errore di invitarlo a una partita di calcetto, sappi che il risultato sarà sempre 0 - 0: a lui come a quel tale del suo amico che si fa chiamare Spirito, con cui fanno pappa e ciccia, risulta impossibile far parte di qualsivoglia squadra: sarebbe troppo ipostatizzante. A loro interessa solo la partita nel suo Complessivo Estrinsecarsi Dialettico Reale. Bisogna arrivare dunque a una superiore Sintesi: dell'Idea, mica dei tomi.
Il marxista
Ha sempre la faccia incazzata, dal momento che anche sorridere sarebbe una subdola forma di compromesso col nemico capitalista. Quanto al pranzo, è del tutto evidente che quando cucini l'amatriciana dietro tale apparentemente innocente gesto piccolo-borghese si nasconde la dinamica strutturale di una latente lotta di classe in seno al sistema capitalistico. La chiacchierata a tavola con gli amici davanti al suddetto pasto è non solo un vile cedimento all'ideologia della classe dominante ma anche astrazione sovrastrutturale dalla reificazione del lavoro sociale cristallizzatosi in pentola, forchette, pasta barilla, fornelli a gas: dietro la tranquilla quotidianità borghesucola si consuma infatti il feticismo della forma pasta nonché l'alienazione proletaria di cui la classe operaia deve prender coscienza per riappropriarsi dei mezzi di digestione dal cui plusvalore generato dal lavoro sfruttato tu adesso puoi dire che il piatto è bòno.
Il nicciano
Si crogiola in un certo machismo estetizzante, getta frecciate gratuite di misantropia derivata ("il pathos della distanza") su facebook e sull'autobus, e perciò si sente autenticamente filosofo a differenza di tutti gli altri. Cioran e Nicce sono la stessa cosa; filosofia e ostentato cinismo pure. E' del tutto evidente che, nella dinamica sovrastorica della volontà di potenza, egli rappresenta agli occhi di se stesso la parte del forte, spiritualmente nobile e intrinsecamente superuomo cioè superfico: non gli è mai passato per la testa, anche solo per un secondo, che egli potesse stare dall'altra parte, quella dei deboli che è giusto schiacciare. Spesso millanta simpatie naziste, ma di solito non è che un innocuo adolescente in piena tempesta ormonale.
L'esistenzialista
L'esistenzialista
Questo sasso che mi giace innanzi, vedi? Tanto ci dilaniamo con l'estraniante nascita, l'assurda morte, i reificanti dolori, la squallida banalità dell'Esistenza, mentre il sasso sta là, che continua a fissarti in tutta la sua ottusa cosità alienante. Ed è subito pera.
Il freudiano
Il freudiano
E' del tutto evidente che la pertosse che affligge il tuo apparato respiratorio da svariati mesi è la prova schiacciante che da piccolo volevi fare sesso orale con certi tuoi parenti stretti ma l'inconscio, che non conosce negazione, protesta contro tale desiderio represso* e infrange il tabù in forma di cof cof. Lascia perdere pneumologi e otorinolaringoiatri, che non capiscono gnente, e sdraiati sul lettino che verbalizziamo.
Il foucaultiano
Ci stanno fregando tutti. Guardati alle spalle, la vedi quella signora anziana che ti sorride amabilmente? Ebbene, quello, quello è il volto rassicurante con cui si maschera il potere per pugnalarti alle spalle quando meno te l'aspetti con la sua faccia finto pulita. Quel sorriso è infatti una pratica discorsiva in cui potere e sapere si intrecciano sino a sedimentarsi storicamente nel dispositivo bocca-della-signora. Io e te siamo concrezioni del potere, mia nonna è potere, tua sorella è potere. Ci stanno fregando tutti.
Il Nuovo-Realista
Non si può dire che tutto è interpretazione, perché se un sasso mi piglia in testa mi faccio male e questo è un fatto, quindi il postmoderno è buciardo e noi siamo più fichi. Facciamo il manifesto, pubblichiamo libri, riportiamo in auge il fatto che i fatti esistono, che cioè è tutto come prima.
Il neopositivista logico
La filosofia serve solo a chiarire meglio i termini che già conosciamo. Il resto? Il mare, la primavera, l'amatriciana, le zanzare, la letteratura? Semplice: fashionable nonsense. E' un tizio che nasconde profonde insicurezze, sicché ha bisogno di logica, fatti e pupazzetti positivisti per dormire tranquillo. Non gli nominate i foucaultiani, lì perde tutta la freddezza oggettiva dei fatti logicizzati, e incappa nella fallacia "smadonno di brutto".
(Dimenticavo, per lui niente amatriciana: si nutre solo di carnap fresca al sangue).**
(Dimenticavo, per lui niente amatriciana: si nutre solo di carnap fresca al sangue).**
Il darwiniano
Ce l'ha a morte con gli heideggeriani e forse anche con tutti gli altri. Ci sono Hume e Darwin e qualche americano, stop, il resto tutte pippe. Non gli nominate Kant, ma de che stamo a parlà, ma famo i seri. C'è la facoltà de filosofia e de biologia, non la facoltà dell'intelletto puro. Il vero problema è la coscienza, donde i neuroni la secernono? Noi e i gorilla, una cosa sola.
Il fenomenologo
Cartesiano del Seicento finito per sbaglio nel Terzo millennio. Organizza intenzionalmente festini dove non si portano birra, patatine e anacardi, ma bensì le Cose Stesse, la loro essenza. Altrimenti no party. Poi si balla intersoggettivamente la macarena sulle note del famoso brano "Epoché, Epoché. Peppépereppeppé".
Foucaultiano, ulteriormente decostruente copia del.
Lo scuoladifrancofortese
Diversamente hegeliano. Diversamente marxista. Diversamente freudiano.
Diversamente simpatico.
(TOTALITA').
Il vattimiano
Il severinianoIl fenomenologo
Cartesiano del Seicento finito per sbaglio nel Terzo millennio. Organizza intenzionalmente festini dove non si portano birra, patatine e anacardi, ma bensì le Cose Stesse, la loro essenza. Altrimenti no party. Poi si balla intersoggettivamente la macarena sulle note del famoso brano "Epoché, Epoché. Peppépereppeppé".
Il medievista
Sono una specie protetta, reietti anche tra filosofi. Stanno sempre tra di loro, viscini viscini, per non perdere la sensazione di stare ancora in contatto con la realtà. Si accede alla loro trascendente cerchia solo tramite un complesso sistema di raccolta punti dell'anima. Si intrippano moltissimo con tutte le pieghe che il concetto di Sostanza Intelligente ha preso in capo a un millennio; ciononostante lo sbrilluccichio oculare e la carica erotica che li infiamma al pronunciare frasi come "esse est existentiae" restano sostanzialmente incompresi, incomunicabili, una roba per graziati dall'imperscrutabile Volontà Divina. Ebbene sì: sono loro, proprio loro gli Eletti di cui parlava Agostino. Noialtri tutti Dannati, col peccato originale attaccato al parapetto. Nati in un monastero ultraterreno, ivi in fondo sentono di abitare, pur esteriormente continuando a circolare fra gli umani in contesti simil-urbani. Sembrerebbe incredibile, ma anche loro ogni tanto hanno fame e sete, desideri sessuali, virus gastrointestinali e altre immanenze.
L'antichista
L'antichista
Aveva già detto tutto Aristotele. Stop.
Il post-strutturalistaFoucaultiano, ulteriormente decostruente copia del.
Lo scuoladifrancofortese
Diversamente hegeliano. Diversamente marxista. Diversamente freudiano.
Diversamente simpatico.
(TOTALITA').
Il vattimiano
Niccianheideggeriano, debole copia del.
Scrive e parla solo con le maiuscole. Nessuno capisce quello che dice, ma lui Si Sente Preso Da Una Non Meglio Specificata Missione Di Gloria. Ha fondato una sètta dove parlano un'altra lingua che si maschera con l'italiano e dove si praticano strani riti di adorazione dell'ente, in forma probabilmente orgiastica. Gira voce che siano rimasti incastrati dentro qualche secolo prima di Cristo, ai tempi di Parmenide, il cui messaggio hanno preso alla lettera più di quanto il filosofo stesso auspicasse. Voci di corridoio dicono che hanno ancora il dente avvelenato con Platone, e che in genere perdonano tutto ma quel parricidio proprio no e che certi reati non vanno in prescrizione nonostante i millenni e quindi mò tocca a noi tutti immolarci per espiarne la pena. Quest'ultima consiste nel subire disarmati l'assalto alla stampa nazionale in piena calura estiva di articoli sul conturbante tema "Ahò, ma de che stamo a parlà?". Difficoltà di comunicazione strutturali rendono dunque impossibile ogni informazione sul loro pianeta, in cui comunque pare si mangino strani piatti ontologici. In realtà il menù si compone di un solo piatto del tutto privo di condimenti, non ulteriormente cucinabile per via dell'inesistenza del divenire: l'Ente Unico.
L'edgar-moriniano
Tutto è Complesso. Il Complesso è Tutto. Cià.
L'edgar-moriniano
Tutto è Complesso. Il Complesso è Tutto. Cià.
Risparmio il cogito ergo bum di quei pericolosi terroristi che sono i cartesiani per motivi di decenza. Non si sentano offese tutte le altre categorie, che ometto per motivi di spazio, pur esponendomi al non voluto rischio di aver risparmiato qualcuno. (Tengo a dire che ci ho messo anche quelli che mi sono simpatici, eh. Nulla di personale).
PS: categoria delle categorie, in fondo, sotto sotto, non si sarà forse un po' tutti come Ruggero di Un sacco bello?
PS2: post ispirato da una compagna di università ritrovata dopo anni, che mi ha detto: "ogni tanto penzo che ho sbajato facoltà, certe vorte quanno studio me sembreno tutte cazzate". Benché io stessa talvolta sia stata per svariati attimi sfiorata da tale pensiero, credo che la filosofia - al di là di ogni settarismo - sia una cosa seria. Ma che come molte delle cose serie debba eventualmente poter ridere di se stessa. Come diceva Nicce.
*devo a Patrizia questa perla.
** chiedo scusa, ma non ho potuto resistere, il nome Carnap era troppo un invito a nozze.
PS: categoria delle categorie, in fondo, sotto sotto, non si sarà forse un po' tutti come Ruggero di Un sacco bello?
PS2: post ispirato da una compagna di università ritrovata dopo anni, che mi ha detto: "ogni tanto penzo che ho sbajato facoltà, certe vorte quanno studio me sembreno tutte cazzate". Benché io stessa talvolta sia stata per svariati attimi sfiorata da tale pensiero, credo che la filosofia - al di là di ogni settarismo - sia una cosa seria. Ma che come molte delle cose serie debba eventualmente poter ridere di se stessa. Come diceva Nicce.
*devo a Patrizia questa perla.
** chiedo scusa, ma non ho potuto resistere, il nome Carnap era troppo un invito a nozze.
Aahahahah
RispondiEliminaPS: "Diversamente simpatico" a chi?! :P
Mannò, pensavo all'aneddotica su Adorno antipatico e scontroso, che mi pare ho letto in qualche lettera di Hannah Arendt che non lo sopportava. Prima che mi arrivi qualche querela o che venga radiata dalla komunità filosofica, preciso: niente di personale :D (per inciso, come ben puoi immaginare, quello è stato uno dei profili più dolorosi da scrivere: si trattava di prendermi per il culo da sola, in sostanza).
RispondiEliminaRivedo me stesso in almeno tre profili. C'è possibilità di guarire? :-D
RispondiEliminaNon so, hai provato col Gaviscon?
RispondiEliminaPS: leggo sempre con piacere le tue poesie.
Non ci hai messo il Deleuziano!
RispondiEliminaBeh, direi che rientra nel criptico profilo del post-strutturalista! :D
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