" [...] il passaggio all'open access publishing in rete, in un momento in cui i fondi di ricerca sono cronicamente scarsi, abbatterebbe i costi di pubblicazione e permetterebbe di impiegare il denaro pubblico per il motivo nominale per il quale ci viene dato: non per pagare gli editori, bensì per fare ricerca." (da Qui).
Da quando ho scoperto il blog di Maria Chiara Pievatolo mi si è aperto un mondo.
Pievatolo è una filosofa che si impegna nella diffusione di riflessioni, materiali e soprattutto pratiche sulla pubblicazione ad accesso aperto. Qui un articolo molto chiaro e articolato su cosa si intende con pubblicazione ad accesso aperto, e qui una bibliografia sul tema. L'articolo è assolutamente da leggere. Presenta un quadro chiaro sul paradosso del monopolio editoriale delle pubblicazioni scientifiche, spesso finanziate con fondi pubblici e dunque pagate due volte dai contribuenti/lettori; nonché sulla ristretta diffusione dei risultati delle ricerche che questo paradosso implica, neutralizzando il loro potenziale impatto sulla possibilità della diffusione e dunque del progresso del sapere scientifico.
Internet è possibile usarlo meglio. Come la docente di Pisa ci insegna, tutte le energie investite su facebook & co. non rendono giustizia a quello che veramente si potrebbe fare con la rete. La vera rivoluzione di internet sarebbe - deve essere - la diffusione della conoscenza, oltre monopoli, oligarchie e privilegi, che a suon di copyright se ne sono appropriati. Che ne è, ci insegna Pievatolo, del famigerato uso pubblico della ragione, teorizzato da Kant tre secoli fa? Oggi con internet sarebbe concretamente possibile rendere l'idea kantiana una realtà. Eppure, troppi ostacoli si frappongono, nonostante i mezzi ci siano. I mezzi innovativi del web convivono cioè con una mentalità e una prassi antiche, maturate quando quei mezzi non c'erano. Siamo nel pieno di un anacronismo inutile, sostenuto dai più, entrato nell'ovvio quotidiano, sul quale non ci si interroga che in pochi.
La questione è fondamentale, non solo per tutti i motivi illustrati nell'articolo di Pievatolo, ma anche perché in essa si addensa un intreccio potentissimo tra libertà, conoscenza, politica. Investe cioè direttamente la conoscenza nelle sue implicazioni politiche. Personalmente, da sempre interessata a questioni che si potrebbero definire di *sociologia della conoscenza*, la questione presenta anche un grande interesse teorico. Essa cioè non è solo una "battaglia civile", come dire. E' interessante per capire uno dei tanti aspetti del rapporto fra conoscenza e società, fra conoscenza e politica. Fra la conoscenza e le condizioni materiali del suo dispiegamento.
Ammiro la chiarezza, l'articolatezza, la fondatezza, la precisione, il relativo disinteresse e la passione che Maria Chiara Pievatolo impiega per la questione della pubblicazione ad accesso aperto: quanti/e docenti si impegnano per cambiare le cose? Tutto ciò merita la massima stima e attenzione.
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