Di Ruggero Pegna:
In poche ore è andata in fumo la nostra principale virtù! Del fatto che i calabresi avessero un cuore grande, abbiamo riempito tutto il mondo anche a suon di spot costati milioni di euro. La faccia convincente di Gattuso con la mano sul petto, le foto dei ragazzi di Reggio con gli slogan geniali di Toscani, la cura maniacale per i muscoli dei Bronzi di Riace, ci hanno fatto conoscere come la razza più generosa, accogliente e ospitale della specie umana. Veri maniaci della cordialità e dell’espansività, non risparmiate neanche a statue, pesci e sculture. (...) Ambiente, paesaggio, cinema e musica, fiction e superfiction. Da Mino Reitano a Tony Vilar, cantando amore e passione da Fiumara a Buenos Aires.
I calabresi hanno un cuore grande! Lo avevano capito perfino gli Obama, dopo aver ricevuto quintali di olive carolee a Natale. Cipolla rossa, tonno, ‘nduja, fileja e soppressata per tutti, pure a colazione e merenda. Le ricette di Musumeci al Tg3 hanno fatto il giro dei cinque continenti. E poi, in uno stretto lembo di terra baciato da Dio, tutt’insieme: mare, montagna, laghi, cascate, fiumi e ruscelli, terme e zampilli, Miss Italia, la moglie di Briatore, la fidanzata di Carlo Conti e le donne più belle! Un vero paradiso terrestre, pieno di meraviglie e golosità, capace di richiamare turisti e visitatori, artisti e poeti, navigatori e scafisti. Neppure le offese di Venditti e le invenzioni delle navi dei veleni erano riuscite a scalfire l’immagine nobile di questa terra, forte e vigorosa, ma allo stesso tempo prodiga, disponibile e calorosa.
“Venite in Calabria, venite, venite… Qui si sta meglio che nel regno dei cieli… Venite nella perla del Mediterraneo!” Lo abbiamo gridato in tutti i modi e sono arrivati davvero, soprattutto africani. Sono arrivati in migliaia dal Ghana, dal Congo, dalla Somalia. Che la pubblicità sortisse questo effetto soprattutto in Africa, non lo aveva previsto nessuno.
“E ora dove li mettiamo?” Si è chiesto preoccupato l’assessore Guagliardi, ancora alle prese con quelli arrivati cinquecento anni fa dall’Albania. “Non ci aspettavamo questo clamoroso successo delle nostre campagne promozionali!” Ha commentato soddisfatto Agazio.
Integrazione e tolleranza, civiltà e convivenza, accoglienza, parole che i calabresi conoscono bene, spesso ragione di vita. Gli africani ci hanno creduto e non si sono persi d’animo, adattandosi in baracche, tuguri, catapecchie, stagni e acquitrini, ricompensati da affetto e calore, le due cose che qui non mancano mai. Una storia bella, unica, commovente, quasi una favola moderna che, però, alla fine si è rotta tra spari e feriti. Per la Calabria, un vero colpo al cuore!
“Saremo la perla del mediterraneo, ma a malapena riusciamo a camparci noi!” Ha commentato qualcuno a Rosarno. Tutta colpa dei calabresi? A sentire fior di intellettuali e buonisti, sembrerebbe di sì. Eppure basterebbero i numeri per smentirli. Tremila immigrati su di una popolazione di quindicimila abitanti. I redditi più bassi del Paese. Una storia di cui nessuno si è mai accorto, come se tutto ciò non accadesse davvero, non a Bergamo o Brescia, ma in una città povera della regione più povera. Gente che ha dato ciò che ha potuto, senza badare alla provenienza o al colore della pelle. Povertà e miseria, tra miseri di pelle diversa. Una miscela esplosiva che alla prima scintilla è saltata. Improvvisamente Gattuso e il suo popolo hanno perso fama e cuore da spot, ma non la consapevolezza di essere oltre la periferia, in un angolo d’inferno buono per la solita cronaca riservata ai demoni. Persino Feltri accusa i calabresi di razzismo, invitandoli a sparare alla ‘ndrangheta e non agli immigrati. Ha ragione nell’indicare il bersaglio, ma forse confonde i ruoli, la differenza tra cittadini e Stato. Chi ha sparato agli immigrati, avrebbe potuto sparare a se stesso?"
Io non riesco a parlare.
Grazie del link...vedrà che a breve utilizzerò la citazione di Adorno in un mio post...
RispondiEliminaSaluti e a presto,
Davide Galati
Le coordinate galat(t)iche