Appunti di Storia moderna

mercoledì 28 ottobre 2009

I brividi del precariato/ 2

La pagnotta.

Volevo dire che bisogna fare i conti con le cose pratiche concrete reali incombenti. E' il famoso problema de la pagnotta. Ho giusto ieri scoperto, leggendo una breve cronologia della vita di Leopardi, che quel disgraziato ha passato un buon 50% della sua permanenza terrena a cercare di come campare. Ha vissuto sotto il tetto economico del padre per un periodo inaccettabilmente - per lui - lungo, e le sue 'migliori' (!) disperazioni temo che siano scaturite fra l'altro da questo. Dipendo da lui, ma non mi sento libero.All'epoca andava molto di moda la carriera ecclesiastica. Per un giovane di cultura era il massimo economicamente parlando cui poter aspirare. Inutile dire che Leopardi manco morto avrebbe fatto il prete. Questo fu uno dei suoi principali problemi. Evidentemente, non è che il lavoro, al posto del padre, l'avrebbe reso libero.
Scendere a patti.

Quanto tempo ha perso Giacomo per cercare un impiego?
Quante energie mentali ha indirizzato a questo scopo, a scapito di chi sa quale altro capolavoro mai per questo venuto alla luce?
Che percentuale di vita in noi viene sprecata dietro beghe burocratiche, centri per l'impiego, stratagemmi per aumentare crediti e punteggi, sgomitamenti col resto dell'umanità in caccia per l'ultimo posto rimasto? Ma soprattutto, cosa faremmo senza?
La pagnotta è un problema serio.
Cioè, uno passa tutta l'adolescenza a credere che la propria vita sarà eccezionale. Allora studia, legge, viaggia e sogna, finché un bel giorno, capperi, la pagnotta.
Che ne sarà dello studio? E dei viaggi? I sogni, poi?L'amore?
Tutto avrà il suo apposito angolino. L'esistenza sarà organizzata in compartimenti stagni.
I viaggi ad agosto.
I sogni sempre, purché non lo si dia a vedere.
L'amore. Sì. Per quello c'è il 14 febbraio.

5 commenti:

  1. Ti ritrovo: che bello.
    E in forma. Hai una bella linea, pulita, di pensiero.


    E questo tuo mi colpì molto, ricordo.
    "Troppo tempo è trascorso da quando la saggezza mi suggeriva il vero colore dei fiori, che ad ogni debole lembo di terra si univano sbadatamente alla ricerca di sinuose unità cromatiche e comunioni seriche di luce. Lunghi giorni, come provvisorie eternità, hanno scucito l’essere dal suo nucleo perlaceo intriso di vero e di sole, inconsci. Nelle lacrime vegeta la consapevolezza, amara, di succhiare di volta in volta nuovi lembi di vita pura, e di lasciare sul piatto di ogni cena non voluta la carne svuotata dell’anima.
    Sputando nell’aria gocce di fumo vischioso continuo il mio immobile cammino. E slego le molecole, della realtà raccolgo frantumi, e nei volti umani compongo espressioni e artifici molli.
    L’avevo detto , io, che la felicità è il singhiozzo di un pesce. Che i fiori non sono sempre uguali, e che ogni sorriso è un dono distratto, fatale. Come una mano che mi spinga nel verso della gravità: che mi costringa ad accettarne i limiti. Come un sole spento, che, giocando, emani luce a intermittenza, invitandomi ad ammirarlo, ma privandomi del tempo per farlo."

    Con stima, so che ti leggerò.
    Saluto

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  2. Che strano rileggere una cosa scritta così tanto tempo fa! Avevo sì e no 16 anni. Oggi depennerei un buon 50% di quanto scritto, ma il contenuto lo sottoscriverei anche adesso - di brutto...!

    Grazie, mi ero persa questo scritto, ma accidenti, curiosità, dove l'hai preso? Piacerissimo anche mio.

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  3. Dimenticavo: ultimamente sento molto la mancanza della poesia. Caschi a pennello quindi.

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  4. Denise, la pagnotta è un problema serio e concreto e non va preso sottogamba. ma va affrontato al meglio possibile e sopratutto cercando di non perdere del tutto se stessi nella ricerca piuttosto freddina dell'impiego (come lo chiami tu). Insomma, se non ci provi tu che sei giovane,sei intelligente, sei sensibile, hai una cultura e voglia di studiare ancora e ancora, non hai timore a metterti in gioco ma chi lo può fare? Certo, a svantaggio hai: un figlio quindi il problema della pagnotta diventa sempre più impellente, abiti nel profondo Sud quindi è difficile trovare un lavoro che ti dia da mangiare e non sia una sofferenza per la vita. Ma puoi provarci ancora un po' prima di arrenderti all'impiego.

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  5. MammaNews, grazie per il commento appassionato davvero. Però io temo che l'intelligenza e la sensibilità siano i requisiti da dissimulare con tutte le forze quando si fa i conti con la pagnotta. Quello che, significativamente, oggi si chiama "mercato del lavoro" preferisce innanzitutto la mediocrità e la capacità di mimetizzazione; l'emotività è bandita, figuriamoci lo spirito critico. La messa in discussione, la rielaborazione, l'approfondimento, sono intralci nel cosiddetto "processo produttivo". L'intelligenza è buona nella misura in cui si adatta a parametri prescelti e plasmati sull'idea dell'introito.
    Però, tengo a precisare che quello che scrivo non è solo esclusivamente autobiografico...è la percezione di una realtà, che sì tocca anche me, ma che avverto a un livello di generalità che può anche superarmi.

    (E' che non ce l'ho fatta a ritirare la mia "scheda anagrafica" nel Centro dell'impiego della mia città, senza guardarmi intorno e vedere materializzate certe ambientazioni kafkiane. Timbri, muri grigi, impiegati depressi, gente disperata annoiata in fila, e, e)

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