Tratto da "Il Condominio", in eterna pubblicazione:
La tizia del piano di sotto è convinta che da qui io passi il mio tempo a spruzzarle l'acqua sul balcone, aspettando fremente dietro le tende il momento in cui lei è distratta per puf, darmi allo spruzzo condominiale. Ora si è messa a gridarlo dalla finestra, gettando veleno sull'intero vicinato, con allusioni contro di me, d'ora in poi la terribile spruzzatrice clandestina del piano di sopra. "Qualcuno vuole farmi i dispetti", con quella fastidiosa voce nasale, sì, siamo tutti invidiosi di te e pensiamo ogni giorno a come eliminarti dalla faccia della terra, è il nostro hobby preferito, ma che dico hobby, è un lavoro. Mi paga di nascosto una multinazionale per farlo, ecco, l'ho detto.
Questo condominio sembra un manicomio. Quello che ogni mattina bestemmia contro la moglie, il sistema e i panni stesi male, quell'altra che è ossessionata dalle piante e scrive biglietti minacciosi contro gli anonimi che gliele romperebbero di nascosto, i dirimpettai che li incontri per strada e ti dicono per filo e per segno quello che facevi la notte del 22 agosto tra le 23:41 e le 23:46 ("trovate poi le chiavi, eh?"), quelli di sotto che sono convinti ci sia un disegno preciso di qualche malintenzionato che rompe il serbatoio a intervalli regolari per togliere l'acqua a loro, così, per sgarro. Mi sembra di stare dentro un film di Polanski; il problema è che è tutto vero e che non posso dare la colpa a nessun regista. Per non parlare poi di quelli che c'erano prima, che ti citofonavano a ogni ora del giorno e della notte per ammazzare il tempo. Se ne sono andati, da allora la mia vita intercondominiale è cambiata. Ma anche no. (Mentre scrivo la tipa di sotto continua a urlare).
Per quanto mi riguarda gli unici che meritano un po' di rispetto sono i vicini stranieri, si fanno i fatti loro e non ammorbano l'umanità con le loro frustrazioni complottiste, e ogni tanto organizzano pure in piazza feste in allegria che gli italiani stanno a guardare col broncio dalla finestra.
L'unico momento di convivialità italiota è il karaoke. Le voci più stonate del quartiere si raccolgono ogni giovedì, lì, al bar, dotato dell'impianto di amplificazione più potente del pianeta. Sono felicissima di quest'occasione di socializzazione, ma ritengo che non ci sia bisogno di far sapere a tutti che "Anima Mia" la cantate ancora con emozione insieme a tutto il repertorio dei cugini di campagna, dei pooh e dei ricchi e poveri. Senza microfono sarebbe lo stesso divertente, no?
Ora, non ho intenzione di sobbarcarmi anche i problemi psichici del vicinato, per carità, mi spiace moltissimo che tu veda da qualche parte venire dell'acqua, ma, come dicevano i greci, fatte na vita. Che poi quasi quasi una bella secchiata d'acqua fredda ora che ci penso adesso ci starebbe, con questo caldo...
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