Appunti di Storia moderna

giovedì 10 giugno 2010

L'Ottuso

Questo identikit antropologico si rivela particolarmente urgente. Siamo circondati. Ricerche approfondite del CNR dicono che non c'è una stagione precisa in cui vadano alla ribalta, ma sono emerse delle tendenze geografiche particolarmente rivelative. Le masse ottusoidi paiono concentrarsi per lo più nel Nord del mondo: nei paesi industrializzati, nelle democrazie. Lasciamo da parte le considerazioni etico-politiche che facilmente ne scaturiscono, omettiamo cioè che ciò implicherebbe che, se essi costituiscono la maggioranza della popolazione, è a loro che va ascritta la più consistente produzione di leggi. Lasciamo da parte, sì, questa questione pruriginosa, e proseguiamo stoicamente con altri dettagli scottanti, data l'urgenza.
Le difficoltà statistiche che rendono impossibile un serio censimento della popolazione ottusa sono dovute, in primo luogo, ai limiti della sondaggistica. L'Istat ci ha provato, a porre a un campione relativamente esteso, la domanda si-definirebbe-ottuso. Il progetto statistico è saltato a causa di decine di denunce all'istituto, e al fioccare di oscenità degli intervistati che rendevano di fatto impossibile una ricostruzione professionale della realtà ottusoide del Paese. 
Fazio fa sapere che al momento non è pronto nessun vaccino. Gli anticorpi dell'ottusità muoiono nell'atto stesso dell'inoculazione. Ciò rivela una tendenza intrinsecamente intrinseca dell'organismo dell'Ottuso, rinvenibile presso tutti gli apparati, in specie quello cerebral-nervoso e quello acustico, che consiste propriamente in quella che i ricercatori chiamano "persistenza escludente", il che vuol dire, in breve, che non ci sono vie di mezzo, e se sei infetto sei infetto e basta. Non ci sono sfumature interne all'ottusità. (L'Ottuso è "mono" tutti i sensi, come si evincerà dalla descrizione che segue. Monocromatico, monodirezionale, mono-tono). Mentre se non lo sei, hai come il piede costantemente nella fossa (cit.) e il germe ti ronza attorno come una zanzara in pieno agosto a Milano. E' perciò della massima importanza non ritenersi mai definitivamente al di là della barricata, dalla parte degli intelligenti. 
E' una patologia a decorso terminale. Cioè, non è che di ottusità si muoia, ma si sviluppa un approccio virulento con l'ambiente umano circostante  che porta caso mai alla morte degli altri (da ora in poi, le vittime, NdA)- senza che sia possibile estirparlo una volta contratto.  
L'Ottuso è un'entità umana di non immediata identificazione per i meno allenati. Tuttavia, non è affatto impossibile riconoscerlo subito, talvolta basta solo un'occhiata. Sì. 
Fattori estetico-vestimentari. L'Ottuso veste sempre casual, ma non tutti quelli che vestono casual sono ottusi. C'è una tendenza cromatica che può aiutare a identificarlo: in genere predilige il rosa o l'azzurro, le scarpe bianche, le polo. E i pantaloni di colore rigorosamente pastello. Porta in genere gli occhiali da sole, ma "non è detto" (cit.). La sua faccia è anonima. In genere pallida, oppure lampadata (comunque in partenza sempre pallida), ospita un sorriso dai denti sconnessi ma non troppo. Gli occhi sono di solito color nocciola. Spero di avervi aiutato.
Fattori fisiognomico-psico-comportamentali, nonché socio-culturali. E' un soggetto bizzarro, proprio nella misura in cui è normale. C'è un rapporto di diretta proporzionalità tra la normalità e l'ottusità, questo è assodato (Cfr. tutti i documenti dell'OMS). Prova emozioni (Ibidem), parla correttamente la lingua madre, il suo sistema psico-motorio è nella norma, insomma, è, quel che si dice, uno qualunque. Ma qui sta la sua potenza.
L'Ottuso ha un'arcata sopraccigliare immobile, nonché uno sguardo loffio, privo di slanci, disadorno, senza enigmi, in una parola: schiettamente ittico. No, non è un pesce (cit.) poiché, non ci sono dubbi, e anche il CNR conferma, che il suo patrimonio genetico è intensamente umano. Ma ha un che nell'espressione facciale, o nel complesso del suo cosiddetto modo di fare, che ricorda tanto i piccoli vertebrati del mare. Pure, in effetti, non guizza, non sguazza, non ha scatti, è lento ma non nel senso dicotomico-assiologico del Celentano di qualche prima serata fa. Né è, come si dice, lo scecco del lenzuolo, il finto tonto, non è tonto: è Ottuso, che è diverso (Cfr. Puffi).
Non è un cretino, attenzione. Il cretino gli succede subito dopo nella scala dell'intelligenza umana. Egli è in un certo senso più pericoloso del cretino, perché si mimetizza facilmente, ed è possibile a prima vista non coglierne con desolazione antropologica il vuoto concettuale che lo caratterizza. Non dice lampanti cazzate, come nel caso del cretino, anzi, come si leggerà, possiede delle capacità mentali da non sottovalutare. E' proprio nell'uso claustrofobico, cioè circolare, schematico, che fa di esse, che casca l'asino - che si apre la crepa abissale che lo separa dalla popolazione intelligente tanto quanto da quella cretina.
L'Ottuso infatti esercita le sue facoltà cognitive senza sforzo, comprende il discorso, crea legami di senso, produce idee; tuttavia, tale suo moto cognitivo mostra come la tendenza a svilupparsi entro un binario senza incroci o sconnessioni o svolte o retromarce. Il binario è ferruginosamente dritto, e così prosegue.
La categoria  antropologico-sociale che meglio lo descrive è quella della semicultura. Egli non è ignorante, anzi, ce n'è anche di laureati e a bizzeffe, gode di un livello medio-alto di istruzione che non lascia dubbi circa l'estraneità della sua condizione psico-esistenzial-antropologica a una mancanza della stessa. Le cause, dunque, debbono essere rintracciate altrove.
Il semicolto ha una visione non vorrei dire parziale (ma sì, lo dico, NdA) delle cose, un approccio cognitivo al mondo rigido, che evolve a piccoli passi compiuti lungo un arco di tempo dilatatissimo. La rigidità del Nostro (cit. Zauberei), si manifesta, in genere, nella seguente fenomenologia: individuazione della parte estratta arbitrariamente dal tutto, gradimento soggettivo della stessa, applicazione vieppiù immotivata di tale parte come modello eziologico universale di tutto. Ergo: si fissa. Se ha pensato, mettiamo, che è il freddo la causa di tutti i mali del mondo, farà del freddo il suo guru filosofico, lo schema preferito della causalità.
Ma qui stiamo, forse, ingigantendone le dimensioni. E' molto difficile che pensi in termini di causalità universale. In genere, il raggio d'azione entro cui giudica e pensa è la semplice quotidianità.
C'è da dire che la rappresentazione che ciascuno si fa della quotidianità è profondamente rivelativa. Se, per esempio, giusto per seguire la linea editoriale della nostra rubrica, per il Tirchio ogni giorno è un coacervo pericoloso di minacce al patrimonio, per l'Asociale una buona occasione di ritrazione nelle stanze, per lo Sborone un'eccitante opportunità di autopromozione, per il nostro Ottuso ogni giorno è nient'altro che la copia del precedente. Nel senso che Egli vi si approccia proprio così, senza domandarsi del possibile nesso tra l'oggi e il domani - non oso dire del giorno precedente (ma sì, oso, NdA), senza eccitazione né noia alcuna si approccia al-fatto-che-ogni-giorno-il-sole-sorge (Cfr. Russell, tacchino induttivista) come la più indiscutibile delle lampanti ovvietà autoevidenti. Egli risiede in una zona esistenziale lungamente antecedente alla posizione del problema. Per dir così, per l'Ottuso il problema non ha sussistenza ontologica, nel senso che la sua eventualità non è neanche solo lontanamente sospettata. Ciò è motivo di tranquillità e perseverante adattamento.
L'aspetto dell'integrazione sociale è cruciale, in questo quadro. Egli non è propriamente introverso, né propriamente estroverso. L'Ottuso si colloca infatti, anche in questo caso, in una specie di locus esistenziale sbalorditivamente estraneo alla sussistenza stessa della dicotomia. Nella sua tranquilla normalità, Egli sovverte i nostri aggettivi, rivoluziona le categorie con cui pensavamo il reale, aggira i paletti concettuali tradizionali, si pone al di là del bene e del male come farebbe un uccellino a primavera. In questo senso, e solo in questo senso, è un ribelle.La categoria del non troppo dunque, rende particolarmente giustizia a quello che potremmo definire il mesto decorso del suo io. Il vecchio adagio in media stat virtus ha conosciuto presso di lui una singolare realizzazione in chiave brutalmente pragmatica, e un sovvertimento interno sorprendente: l'Ottuso è finanche oltre la medietà, poiché neanche scorge gli estremi rispetto ai quali dovrebbe porsi nel mezzo. Nulla più del famigerato panta rei può descriverne l'essenza - l'Ottuso è infatti colui che tutto scorre.
A questo punto sarebbe troppo facile ricondurlo all'immagine dell'impiegato del catasto. Ed è proprio per questo che ve lo ricondurremo. Fermo restando che dietro ad ogni impiegato può sempre nascondersi un poeta, e che l'essenza dell'impiegato non implica l'esistenza dell'Ottuso, e insomma fermo restando che non dobbiamo generalizzare - l'Ottuso è l'individuo prediletto per il lavoro ripetitivo, burocratico, aridamente impiegatizio. Egli vi si trova perfettamente a suo agio. Niente colpi di scena, niente sforzi concettuali, niente improvvisazioni foriere di sventure, ma schemi, schemi, schemi, finanche relazionali - se parliamo della mansione allo sportello.
In quel caso, le public relations ne denudano, per così dire, le più stringenti peculiarità antropologiche. Là dove un interlocutore osi porre una domanda diversa dal solito, una questione mai posta, una critica, un'approvazione inusitata, una frase che minacci di esulare il vecchio "salve-scusi-avrei-bisogno-di" lo sguardo del Nostro si smarrisce. La perfetta linearità della ripetizione subisce una brusca interruzione. La sincope subentra alla normalità del battito. La pressione cala, nel volto, si vede, si perde in un abisso. Dove sono le rassicuranti ripetizioni, la consuetudine del discorso vis-à-vis? Dov'è finito l'amatissimo schema, àncora salvifica in un mare di confusione? No, guardi che è così come le ho detto. Inutile farlo ragionare. Ha perso l'àncora e ha perso tutto. Risse, sommessi vaffanculi, odio silenzioso, reciproca misantropia (ma, per lui, non troppa, NdA) seguono allo spiacevole evento.
L'Ottuso è la sede umana in cui si incrociano mille tendenze del nostro secolo. E' il frutto ibrido dell'incastro anomalo fra istruzione obbligatoria e ideologia stacanovista. E' un leghista pacato, un leghista che non sa di esserlo. In mezzo ci sono i media, e la semiculturizzazione di massa. Si annuncia l'avvento di tanti piccoli ottusi nella prossima generazione, con un incremento pari al 200%. Ciò non desta allarme sociale, anzi. L'Ottuso è l'elettore prediletto di tutti, il target televisivo più ricercato, il consumatore più redditizio, l'ignaro spettatore della prova Folletto preferito. Se si riunisce coi suoi simili è capace di far cose aberranti, con la sua banalità (Cfr. Arendt). Attenti perciò a sottovalutarlo. 

12 commenti:

  1. Quasi quasi mi vien voglia d'essere ottuso, tanto mi garba la descrizione che ne fai. O forse già lo sono? nel qual caso t'invito a citare anche la mia categoria, se non vuoi disancorarmi.
    Ho bisogno di certezze consuetudinarie.

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  2. quasi quasi mi vien voglia di essere ottuso, tanto mi garba la descrizione che ne fai. O forse già lo sono?
    Infatti, il primo tentativo di postare il commento non è andato a buon fine e così ho riprodotto il secondo, perfettamente uguale al primo.
    sono sulla strada buona.

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  3. Lo vedo, lo vedo...beh, comunque, il post è tratto dalla mia autobiografia segreta. Anche se parlo in terza persona "L'ottuso c'est moi"...:D

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  4. Mi cadono dunque tutte le speranze?
    (lavori al catasto?)

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  5. (non mi sto paragonando ai grandi scrittori. anche se mi piacerebbe moltissimo. )

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  6. No, ma qualcosa mi molto simile. Comunque, in effetti, i più grandi romanzi trattano spesso di soggetti squallidi, al punto che il lettore può scambiare l'ammirazione per la loro rappresentazione con la voglia di somigliargli.

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  7. guarda che se anche ti paragonavi capace che non me ne accorgevo.
    qualcosa di molto simile al catasto, eh?
    Compilatrice delle tabelle dei comuni italiani?

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  8. Faccio la promotrice di minchiate, reparto progettazione e pubbliche diffamazioni. Scherzo. Lecco francobolli.
    (Vabè. Progettista in una centro di formazione. Progettista è un eufemismo per impiegata).

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  9. E allora io, che stamattina effettuavo un accorciamento dello stelo erboso con un lama rotante mossa da un propulsore a scoppio alimentato da un combustibile fossile raffinato: cioè tagliavo l'erba col tagliaerba?
    Ma, curiosità mia, ogni quanti francobolli leccati si ha diritto a una pausa-lingua?

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  10. cercavo qualcosa di scritto sull'ottusità e mi sono imbattuta in questo post, grazie! leggerò con piacere anche gli altri, molto bello.

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