Appunti di Storia moderna

martedì 5 gennaio 2010

Quella cosa che dice quello che è impossibile dire.

Di G. Agamben (che in genere non adoro):
 
"Supponiamo adempiuti tutti i segni, scontata la pena dell'uomo nel linguaggio, tutte le possibili domande soddisfatte e proferito tutto quanto poteva essere detto, che cosa sarebbe allora la vita degli uomini sulla terra? (...) Ma supponendo che provassimo ancora voglia di piangere o di ridere, per che cosa piangeremmo o rideremmo, che cosa sarebbero quel pianto e quel riso, se, finché eravamo prigionieri nel linguaggio, essi non erano, non potevano essere altro che l'esperienza, triste o beata, tragedia o commedia, dei limiti, dell'insufficienza del linguaggio?
Dove il linguaggio fosse perfettamente delimitato, là comincerebbero l'altro riso, l'altro pianto dell'umanità".*
Vale a dire che le esperienze più assolute, più dense e più vive, fioriscono in una zona d'ombra che è priva del linguaggio.
Questo non vale, però, per la poesia, che è esattamente l'estrema, impossibile coincidenza fra quelle esperienze e il linguaggio.

"La poesia è l'unicità destinale del linguaggio".*
* G. AGAMBEN, Idea della prosa, Feltrinelli, Milano, 1985.

4 commenti:

  1. Grazie per la citazione, conosco poco Agamben, ma è forte il mio interesse per tutto quello che concerne il linguaggio e soprattutto i suoi limiti. Così sembra che la poesia sia il fine delle lettere, in senso sia di unicità destinale che di sottile congiunzione di trame d'ombra.
    E del resto quell'ombra incombe anche nell'immagine che ti sei prescelta come sfondo della tua negazione depilatoria :)
    Saluti,

    M xx

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  2. Grazie a te, mi fa piacere ritrovarti...

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  3. Ste scoperte cara - sempre i maschi le fanno. E devono pure filosofare duro. Fai un figlio e vedi come il logos diventa na' piattata de patate fritte.
    So ridanciana - ma so filosofa eh:)

    (Oh ps: così parlò Anacronista E' GENIALE!!!!)

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  4. Zaub, oggi vado a rilento e confesso di non aver capito la battuta. Pardonnes-moi madame.
    Per quanto riguarda l'Anacronista, beh, è IL mio vero nick ormai, calza troppo con la fissa che ho per l'inattualità :)

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