Appunti di Storia moderna

sabato 11 luglio 2009

Gli emo.

C'è un fenomeno interessante, fra gli adolescenti. Esso è noto con la parola (o sigla?) emo. Forse deriva da emo-zione e ha un implicito - improbabile? - riferimento al senso greco di "sangue".
In effetti, già avevo notato per strada molti ragazzini vestirsi in un certo modo che avevo giudicato un ibrido tra lo stile house e qualcosa che ricorda i cartoni animati giapponesi, che non saprei definire.
In pratica, vestono attillati, con le Converse, una cintura stretta, magliette strette con delle indecifrabili fantasie stampate sopra, e soprattutto un'acconciatura curatissima, col ciuffo che attraversa trasversalmente la faccia e la retrostante parte della chioma "sparata" all'indietro. Pare, anche, che usino tagliarsi le vene. O forse è solo una diceria.

Fatto sta che ieri mi sono involontariamente imbattuta in un, sì, concerto emo. Non riuscivo a staccare gli occhi dal palco. Nel senso che non ci credevo, che non poteva essere. E pure era così. "Vieni a limonare con me" , "l'iPhone è regolare, la chat è regolare, l'email non la controllo più" ecc con tanto di tastierista che sullo strumento sbatteva ripetutamente la testa, pur riuscendo inspiegabilmente a pigiare i tasti giusti.

Insomma, è come se si fosse creato un fenomeno d'identificazione in qualcosa di non meglio specificato, che non è solo abbigliamento ma anche "cuore, sentimento e anima", eppur non si capisce esattamente in che senso; per cui gli appartenenti al "movimento" sono ghettizzati, ridicolizzati, talvolta picchiati, derisi aspramente da tutti gli altri, provocando nei fedelissimi emo un maggiore senso di appartenenza, quella specie di solidarietà che accomuna i reietti. Dico questo anche perché, a un certo punto del concerto, dal pubblico sono volati strani oggetti non identificati, una sfilza di diti medi alzati contro i cosiddetti Freakout! , e conseguenti risse, con tanto di tempestivo appello alla sicurezza.

Il fenomeno mi ha incuriosita, e mi sono messa a cercare un pò. Pare che tutti si chiedano cosa diavolo s'intenda con emo ma nessuno lo capisca. Forse può aiutarci emosinascenonsidiventa95 che così scrive su http://www.pollicino.blogosfere.it/:

che sia chiara un cosa:essere emo non vuol dire solo tagliarsi perchè gli altri emo lo fanno,avere il ciuffo o gli okki trauccati di nero...emo è anke uore,sentimento e anima...almeno voi provate a conoscierci prima di dire ke siamo ttt malati!!!! xk i malati li saretevoi!!
(...)
cmq io sn kiara ho 13 anni e sn emo...sn l'unica nll mia classe...ma nl mia scuola siamo in tanti. nn me ne frega nnt se gli altri ci sfotono,noi stiamo bene così! fanculo a tutti qll ke ci offendono senzaneanke conoscierci.

Cpt? Nn è mlt chr m s c s mtt d impgn s cpsc.

16 commenti:

  1. Io odio praticamente tutte le categorie, che siano metallari, emo, *HoUsEtTiNi* o qualunque altra cosa. Eppure devo ammettere di avere gusti piuttosto emo (non musicalmente, comunque). Per non parlare poi di quando comincio a sproloquiare sul suicidio... allora divento proprio una EMO doc -.-

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  2. Beh, allora anche Foscolo, Goethe e mille altre "illustri" sarebbero emo!

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  3. E Leopardi sarebbe il RE degli emo ...! ma rimane il mio preferito, così gobbo e sfigato ...

    sai che io non ci ho capito nientedi questi emo??? all' inizio ho sottovalutato la cosa, ma ultimamente ne sto sentendo parlare molto e ho cominciato ad informarmi. ma continuo a non capire ...
    sarò scema.

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  4. Ah beh, neanch'io, come si sarà capito - Ma penso che neanche loro lo abbiano capito :)

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  5. Minchia!
    Mi ricorda quella bella storiella ebraica, di due signori nuyorkesi, uno di colore e l'altro colla yarmulka, sono seduti vicini e quello colla yarmulka vede che quello di colore sta leggendo un giornale yiddisch. E gli fa:
    - Ma dico, non ti bastava essere nero?

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  6. Ciao Denise... Ti volevo dire...

    Beh, questo l' ho scritto io. Spero ti possa essere d' aiuto, a te e a tutti voi:

    http://www.novamuzique.net/extra.aspx?id=40

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  7. Ahahah il problema è che quando ti leggo mi viene da ridere, il che implecherebbe che sia d'accordo con quel che dici, però poi ti trovo un pò troppo fazioso per essere intelligente.

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  8. (Ora, senza arroganza di sorta, ma se nella storia si dice che i "faziosi" non possano essere intelligenti, gli intelligenti si riducono del 98%. Anche Socrate era fazioso. Abbastanza per farsi ammazzare dal politburo dell' epoca)

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  9. Mmh. In effetti, non lo so. Direi che è dovuto al tuo irritante uso di aggettivi come "gay" e "handicappato" come sinonimi di "insulso, ridicolo, inferiore,ecc". E non è mera fedeltà al politically correct, la mia.

    Per il resto, trovo colorite e originali le tue analogie (per es. l'ibrido tra Castagna e Solange, o il riferimento ad Amanda Lear, e altre), nonché la tua strampalata caccia all'aggettivo più "birichino"...

    Per quanto riguarda la malriuscita equazione fazioso = intelligente ma non troppo, rispondo osservando che è possibile in merito riportare esempi meno nobilitanti; che so, un Borghezio, fra i tanti.

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  10. Non ci siamo capiti.
    Borghezio era l'esempio del fazioso cretino da contrapporre al tuo esempio del fazioso intelligente. Allora, forse è il caso di mettere da parte questa equazione che evidentemente è inopportuna, tanto più che, mi pare, sul concetto d'intelligenza ci troviamo più che d'accordo.
    Il fatto che tu colpisca "un settore dell'immaginazione e non una categoria" con quei termini, davvero non lo capisco. Forse intendi che, anche se visibilmente li usi in senso spregiativo, le tue intenzioni sono diverse? Purtroppo noi tutti non conosciamo le intenzioni dei nostri interlocutori se non attraverso i modi con cui si manifestano, che , nel nostro caso, si limitano alle parole scritte. Io ci vedo solo un modo maldestro di ripetere degli stereotipi usurati, e in questo vedo la scarsa intelligenza. Perché, tra le altre cose che hai detto, per me intelligenza è anche vedere la fallacia e il carattere riduttivo e fraintendente degli stereotipi, come quello del "gay che lo prende il culo". Non perché sia gay. Anche lo stereotipo del maschio virile che-non-deve-chiedere-mai- mi fa schifo, eppure la categoria "maschio" non è comunemente usata in modo controverso.
    A me non interessa in questa sede fare la paladina degli oppressi, ho semplicemente detto che non trovo molto intelligente usare spregiativamente dei termini perché sottoscrivi e riproduci i modi dello sistema di potere che quegli stereotipi li ha creati , contrariamente a quello che sostieni. E non vedo in questo mio fastidio nessuna connivenza col sistema in questione, anzi, piuttosto, la connivenza la vedo in questo tuo modo di adagiarti agli usi pretesi "correnti" del linguaggio . Da questo si evince che non riconosci al linguaggio alcun valore di sedimentazione di stereotipi, rappresentazioni, ruoli di potere, dal momento che questi valori si manifeterebbero con "azioni e comportamenti", quelle sì che sono cose serie, non le parole, dici. Questo immobilismo e conformismo linguistico è molto peggiore del politically correct, perché, se il politically correct è il tentativo malriuscito del borghese medio di non-offendere-nessuno, il tuo "passivismo linguistico" è crudele non perché offende, ma perché è sciocco, dato che, come ho scritto sopra, sottoscrive lo stereotipo, e sta dalla parte del potere. SInceramente, sono pure assai d'accordo sulle pretese finezze del "diversamente abile" e "Non udente", nel ritenere che siano tentativi un po' forzati di non ghettizzare delle persone, che proprio perché forzati le ghettizzano ancor di più. Ma non capisco davvero quale sarebbe il senso della tua reazione a questa cosa. Per me c'è una differenza tra il dire "sordo" e usare la parola "handicappato" o "gay" come se fosse un insulto. Forse non si è capito che non contestavo l'uso in sé della parola "handicappato", ma il fatto che lo si usasse come un insulto. Un conto è dire "gli handicappati sono il 10% della popolazione", un conto è dire spregiativamente "sei un handicappato". Mi hai attribuito una posizione in cui non mi riconosco affatto, tanto più che avevo pure messo le mani avanti, prendendo le distanze dal "politically correct". Non so se mi sono spiegata.

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  11. Si, ok. Quello che intendevo dire, facendo del riduzionismo, è ch se io scrivessi "quel maschio di merda" riferendomi a qualcosa che ha ache fare con gli stereotipi dell' universo maschile, difficilmente qualcuno mi direbbe: "Ah, lo stereotipo! Sei poco intelligente ad utilizzare stereotipi". Il 99% del campione direbbe, bravo, si scaglia contro i luoghi comuni e attacca il genere maschile.
    Perché succede questo, sociologicamente? Perché io sono MASCHIO. Quindi nessuno può pensare che io stia facendo un affronto a una "campagine nemica" o odiata, perché ne faccio parte anch' io.
    Chiediti cosa avresti scritto se, alla tua obiezione su gay e handicappati, ti avessi detto: "veramente scrivo quelle cose come esorcismo sociale, catarsi e come provocazione alla ghettizazione perché io SONO paraplegico e omosessuale".
    Quano ci scommetti che avresti detto semplicemente "Ah, scusa, fai come meglio credi"?
    A me non frega un cazzo del genere. O del settore di appartenenza. Ogni volta uso il registro che ritengo più adatto a quello che voglio comunicare. Se voglio far incazzare un lettore, uso un registro che lo fa incazzare. Ecco cosa intendo. Hai dodici braccia, tre piselli, una fica sotto l' orecchio e sedici tette sulla schiena con cui allatti dei pipistrelli?
    Verrai presa per il culo.
    Non hai niente e sei perfettamente nel FORMATO standard dell' essere umano caucasico. Verrai presa per il culo LO STESSO.
    Lo stereotipo è una chiave comunicazionale per raggruppare concetti. Non è cattivo di per sé. E di per sé non è né a favore del potere né contro.
    E se uso "handicappato di merda" per Alfano, credo si possa ritenere ovvio che, non essendo Alfano CLINICAMENTE handicappato, intendo dire che Alfano -PUR ESSENDO NORMALISSIMO- è talmente stupido da essere al livello di un essere umano che ha problemi clinici al cervello.
    Non sto insultando dei problemi clinici del cervello. E anche se lo facessi, non vedo perché non si potrebbe dare dello stronzo a un ponte sinaptico difettoso.

    "There are absolutely no good or bad words. It' just the context. In this country each group has a particular interest to tell you which words you can or you can't say. Well, fuck you. Don't let anyone choose the words for you. What about "cripple"? How come we got this fucking "partially able"? Fuck that, you are a criplle, my mom's a cripple! She's on a whellchair! And- so - what! Words are neutral. Words cannot harm. People do. Ever".

    George Carlin 1979

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  12. Ovviamente, sei libero di dire quello che ti pare. Ma io sono libera di ritenere sciocco questo uso preteso "esorcizzante" del linguaggio. Per me gli stereotipi non hanno la funzione "comunicazionale per raggruppare concetti" perché questa funzione, semmai, la hanno i concetti stessi, gli stereotipi sono luoghi dell'immaginario collettivo in cui si sedimentano dei pregiudizi. E i pregiudizi sono la prima cosa contro cui l'intelligenza dovrebbe esercitarsi.
    PEr quanto riguarda la scommessa, bè, ti garantisco che avrei l'avrei trovato sciocco lo stesso, perché anche all'interno delle cosiddette categorie ci sono delle differenze. QUindi, non perché io sia donna, potrei dire "le donne sono tutte puttane" ritenendomi assolta dal fatto che ne faccio parte. Assolutamente. Ecco dove sta il problema: lo stereotipo cancella le differenze, e pretende di uniformizzare persone e realtà che hanno una storia unica. Lo stereotipo annienta cose e persone perché di queste prende solo un aspetto, che ipostatizza. La parte diventa il tutto. Facciamo caso che io fossi gay, io sarei anche molte altre cose, sarei studentessa, sarei figlia, sarei partner, sarei lavoratrice, sarei persona con delle emozioni particolari e dei pensieri particolari, ecc ecc, ecco lo stereotipo invece prende di me solo una fetta e pretende di rappresentarmi per intero. In questo modo, in qualche modo, tradisce la mia identità con la pretesa di rappresentarla.
    Per quanto riguarda quel "words are neutral" non ci credo affatto, ma proprio per niente. Le parole esistono solo fin quando c'è qualcuno che dà loro un senso. QUindi starei molto attenta ad alzare barricate tra persone e parole ("words cannot harm. People do"). E questo è quanto.

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  13. Resta il fatto che se tu, "for the sake of argument", dici che "le donne sono tutte puttane", utilizzando uno stereotipo per rappresentare un iperbole, non stai facendo altro che usare una delle figure retoriche della satira.
    Poi bisogna vedere COME la usi.
    Sono d' accordo con gli stereotipi, non è che mi stiano simpatici, sono OVVIAMENTE una manifestazione di stupidità nella loro genesi storica e linguistica, ma possono essere anche strumenti di esagerazione retorica piegati a un altro fine e a un' altra rappresentazione.
    Nell' articolo sugli emo, per esempio, scrivevo "proto-hipster milanesi". Ecco, è ovvio che non si tratta di una categoria con uno statuto e un codice a cui ci si può iscrivere. Quando uso gli stereotipi, li uso perché a me non piacciono i gruppi, non mi piace la gente che si mette assieme e si organizza finalisticamente perché si convince troppo del proprio modo di vivere o della propria causa. In quei casi uso lo stereotipo contro di loro, glielo rivolto, dato che loro stessi lo hanno creato.
    In ogni singolo caso andrebbero oprati dei distinguo: non vale per gli handicappati, ma a volte per esempio può valere per i gay, che se ne licenzi uno -mettiamo- perché effettivamente non sa fare quel lavoro, può essere che ti arriva una lettera da tutte le associazioni gay d' Italia che poi fanno ricorso al Tar e bla bla bla.
    Se io a tal proposito scrivo: "Rete di finocchi blocca caduta queer", non è una battuta stereotipica o razzista. E' una battuta antropologica.
    Io sono in grado di operarlo, il discrimine, perché pratico il dubbio. Ho un po' più timore di chi non sa farlo.

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  14. Purtroppo, benché tu affermi di professarla, non colgo l'operazione retorica retrostante. L'operazione di "rivoltare lo stereotipo" a chi a tuo avviso lo ha creato, sarebbe di per sé nobile, se solo fosse avanzata in un modo che inoculi il dubbio, e , come si dice, "con stile". Il contesto verbale in cui inserisci queste operazioni retoriche, non dà alcun supporto in questo senso. Per me, lettrice qualunque, è semplice qualunquismo. Credo che siano possibili dei metodi alternativi e comunicativamente più efficaci di questo, che, ripeto, a un lettore che non sappia di queste motivazioni, risulta essere semplice espressione di faziosità.

    Tradotto: non si capisce. Sembra altro. Ed è un peccato.
    Amen.

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  15. buon giorno io visito questo blog xkè nn riesco a trattenermi + mia cugina è una emo...
    credo sia l'unica nella scuola...
    1 anno fa nn voleva vedere neanke 1 goccia di sangue e adesso...si taglia tt le braccia
    io nn celo con gli emo ma con lei si xkè nn capisce ke noi siamo pronti ad aiutarla e ke nn è una vera emo...ke smetta di fare quelle skifezze...xkè nn lo sarà mai...e ade è venuta fuori la storia del ciuffo viola...e del secondo buco alle orecchie
    si è trasformata del tutto adesso al posto dei braccialetti di perline a il braccio ricoperto di borchie

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