Appunti di Storia moderna

lunedì 1 ottobre 2007

Dipendenze

Ricordo un professore calvo e brizzolato, il naso dalle ampie narici convergenti in una punta angolosa, le sopracciglia appuntite come tetti a spioventi, la bocca larga, contornata da un paio di guance cascanti. La pancia tonda, arredata puntalmente da una maglia blu, alla cui estremità inferiore spiccava una cinta d'un nero ombroso.
Il suo sguardo socchiuso fingeva distrazione, mentre penetrava il suo obiettivo implacabilmente. Al suo cospetto, ci si sentiva senza aria, ché la risucchiava tutta lui: era ingombrante. Come quelle presenze che, pur taciturne, incidono il loro spazio assoluto nel silenzio, esigendo mutamente attenzione, benché disdegnino di darla. E' come se esistessero... troppo.
Nonostante tutto, l'asma emotivo che mi suscitava la sua figura, mi è servito. Predicava l'azione, la sua sarebbe definibile come una "filosofia del carpediem"; diceva, ricordo, "il tempo non si passa, il tempo si vive" mentre dal suo gozzo rimbombava l'eco impazzita di certi tuoni mutilati.
La sua superbia era ostentazione di sincerità, scimmiottamento di un ruolo. Lui era, nel suo intimo immaginario - apparentemente invisibile - , un D'Annunzio mancato. Il mito del poeta-vate, della creatività vitalistica, di un'immaginazione che riverbera quella di dio, emenava dalle sue parole come un suono stridente, un fischio stonato, una melodia strozzata.
Tanto tangibile era questa sua autocoscienza roboante, ampollosa, barocca.
Eppure. L'ipnosi al suo parlare era collettiva, le sue labbra un filtro magico incantatore, nelle sue parole c'era la colla.
Sì. C'era sempre un seguito emotivo al suo dire. Ognuno pensava, dentro, con soggezione. Ma pensava. Era l'immagine dell'intensità.
Criticava, odiava, distruggeva. Questo distruggere andava in due direzioni: una omologava tutto e tutti a indiscutibile bersaglio della critica, l'altra andava verso di lui, che criticando si pacificava con se stesso mentre si esaltava ai suoi occhi con l'immagine del critico acuto superiore alle masse.
Io tacevo incazzata. Volevo che nutrisse il mio narcisismo, quell'uomo: che mi dicesse che non ero come gli altri. Il narcisista soffre sempre del timore dell'anonima assimilazione al tutto umano. Il narcisista anela ansiosamente all'esclusività. Per questo, dico, due narcisisti insieme emanano energie dello stesso segno, e perciò inavvicinabili.
Con ciò voglio dire tante cose. Tra cui: sentirsi riconosciuti è necessario. Non credo a chi si proclama indifferente ai plausi o rimproveri altrui. Il riconoscimento è la base dell'identità, fra le altre cose. Esso è affettivo, morale, poi giuridico. La solidità di fondo del chi-siamo è proprio lì.
Ma quello del professore è solo uno spunto.
In ogni caso, non "si va avanti" quando la propria intima convinzione è insufficiente. Perciò un mancato riconoscimento è qui fatale.
In caso contrario, cioè godendo di una profonda convinzione sul proprio obiettivo, sulle proprie capacità, e venendo a mancare il riconoscimento, allora questa mancanza è un motivo in più per fare.
Il prof, in fondo, soffriva delle mie stesse ansie. Con ciò si spiega la sua ostilità a chi non ne riveriva le idee e la persona.
Questa sua eccentricità studiata a tavolino, l'irritazione che mi dava il suo mascherato bisogno di applausi, mi hanno insegnato lo sdegno della troppa visibilità, specie dell'intelligenza pronta per l'esibizione.
Comunque. Se gli altri sono l'inferno, lo si deve al fatto che, in un modo o nell'altro, ne dipendiamo.

14 commenti:

  1. Sigismondo Baldovino28 ottobre 2007 alle ore 18:31

    Mi piace la tua scrittura.
    Credo che chiunque riveli apertamente la propria naturale superbia ne mostri al contempo l'infondatezza. Ma questo tuo "narcisismo" sembra qualificarsi chiaramente come qualcosa di diverso: non ponendosi come superiorità rispetto agli altri, ma come sfacciata presunzione di superiorità, assume quasi i panni del difetto. E paradossalmente proprio per questo mi sembra di scorgere in esso la fisionomia di una qualità privilegiata.

    Noto che da quasi un mese non scrivi su questo blog; me ne dispiace, avrei voluto vedere se era il caso di ricredermi o di confermare la mia opinione sulla tua scrittura.

    Un saluto.
    Sigismondo Baldovino.

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  2. Direi piuttosto che questo mio voler distinguere il mio narcisismo da quello del proff, non sia che un'emanazione del narcisismo stesso, cioè direttamente determinato dalla sua logica interna.
    Ma di questi argomenti riesco a parlare solo per cenni, perché ammetto che arrossirei a pensarmi narcisista se poi mi scoprissi in flagranza di mediocrità: fondamentalmente comune, banale, una-qualunque. Sarebbe un colpo capirlo con troppa chiarezza. Perciò aggiro il tema per affrontarne i più comodi confini.

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  3. una qualunque tu?!
    ma sei PAZZA!?

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  4. Sigismondo Baldovino29 ottobre 2007 alle ore 14:28

    Una domanda: eri al corso di Propedeutica filosofica a Villa Mirafiori, aula 11, il giorno lunedì 22 ottobre alle ore 18 e 30?

    Sigismondo Baldovino.

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  5. Ahahah tutto azzeccato, tranne il numero dell'aula...era la 10. Mbè? Chi è, un detective privato? Sarai forse quell'ombra che ogni tanto sorprendo sinistramente nascondersi alle mie spalle? O è tutto uno scherzo? Per dindirindina, Eva smettila

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  6. sono stato censurato anche qui!
    ...e menomale che qui non ci sono rasoi.. tutti abbiamo un pelo sulla lingua...
    ma la censura... è il rasoi di questo sito!
    Percio, non ci scriverò MAI PIU!

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  7. COSI SI FA!

    L'articolo 21 della nostra costituzione dice che:

    Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
    La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
    Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.
    In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo di ogni effetto.
    La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.
    Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.

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  8. Sigismondo Baldovino30 ottobre 2007 alle ore 16:03

    Ahi. Che pecca aver sbagliato il numero dell'aula; non me lo perdonerò molto presto.

    Guarda, prima di dirti come mai possiedo queste informazioni sul tuo conto, vorrei metterti alla prova per vedere se anche tu sei una buona detective (scusa, non facevo giuochi simili dai tempi della scuola materna e ne ho sentito la mancanza).

    Ti dico solo che non ti conosco nè credo di averti mai vista (almeno non con la consapevolezza di chi fossi) e che riscontro in questo tuo intervento una certa influenza petruccianesca-honnethiana.

    Collega insieme i pezzi del puzzle... e se non ci riesci te lo dico io.

    Un saluto.
    Sigismondo Baldovino.

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  9. Ad anonimo:

    censura è una parola quanto mai inopportuna, mi sono permessa di eliminare il tuo commento in quanto riferito a "simpatie" personali che poco hanno a che fare con lo spirito del blog, che è quello di dibattere al di là di capricci e dispettucci che non interessano nessuno.
    E comunque, potrei farti notare, che la libertà di espressione ammessa dalla costituzione dovrebbe prevedere, anche, che CHI voglia liberamente esprimersi, non lo faccia anonimamente, cioè vigliaccamente.

    A Sigismondo:

    ho collegato i pezzi e ho dedotto che la tua identità è riconducibile a quella virtuale filosofopuresca di Orpheus; tuttavia non scorgo alcun collegamento tra il tuo essere virtualmente Orpheus e il fatto che sapevi che ho seguito la prima lezione di Propedeutica!

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  10. A Sigismondo:

    ho collegato i pezzi e ho dedotto che la tua identità è riconducibile a quella virtuale filosofopuresca di Orpheus; tuttavia non scorgo alcun collegamento tra il tuo essere virtualmente Orpheus e il fatto che sapevi che ho seguito la prima lezione di Propedeutica!



    Perchè questo ha a che vedere con il post " DIPENDENZE "?!?!?
    tutte buffonate...
    è stata solo una scusa la tua..
    e cn questo..dico addio a questo blog!

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  11. Sigismondo Baldovino30 ottobre 2007 alle ore 20:20

    "A Sigismondo:

    ho collegato i pezzi e ho dedotto che la tua identità è riconducibile a quella virtuale filosofopuresca di Orpheus; tuttavia non scorgo alcun collegamento tra il tuo essere virtualmente Orpheus e il fatto che sapevi che ho seguito la prima lezione di Propedeutica!"

    Brava lo stesso, anche se non sei riuscita a trovare il tassello mancante.

    Ricordi che, alla prima lezione di Propedeutica, il professore fece girare un foglio sibilando la possibilità di inserire i nostri dati per informarci qualora un raffredore lo avesse còlto all'improvvismo? Ho visto il tuo nome nel foglio, tutto qui.

    Se ci sei, ci si "vede" domani a lezione.

    Un saluto.
    Sigismondo.

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  12. Se ci sei, ci si "vede" domani a lezione.

    Un saluto.
    Sigismondo.


    QUESTO HA MOLTO A CHE FARE CON IL POST EH?
    ...mostri un po troppo interesse tu per questa scrittrice..


    Oscar

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  13. Facciamo chiarezza! Per me qui si può parlare degli argomenti più disparati, dalle fettuccine che hai mangiato oggi all'ultimo discorso di Bush in televisione; l'attinenza al tema non è una legge interessante; piuttosto mi preme che non si creino ingiustificati dissapori tra gli interlocutori. E ora basta, cazzo!

    A Sigismondo: confesso che ci avevo pensato, ma mi sembrava troppo impossibile. In ogni caso, il corso di Propedeutica l'ho abolito per..."cause di forza maggiore" (il prof un pò flemmatico, l'orario poco seducente, l'esistenza di un altro corso - della Sillitti - con lo stesso programma che si tiene la mattina) quindi tra le mille facce filosofiche di Villa Mirafiori non potrò divertirmi a tentare di azzeccare quella più sigismonda :D

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