Depiliamoci la lingua
Succede per esempio che una sera di un mese di un anno di un decennio di una “finità” nelle infinite possibilità, pochi poveri cristi seduti attorno ad un tavolino a due passi dal mare cerchino inconsapevolmente di prendere una broncopolmonite acuta favorita dall’
umidità. Succedeva poi che ad intervalli irregolari qualcun altro probabilmente uscito dalle onde un po’ come venere, ma non vergine e dall’aspetto decisamente più rustico, chiedeva con un calmo sguardo, con gesti forti e decisi, con urla isteriche se necessario,di aggiungere un posto a tavola che c’era un amico in più, di spingere un po’ la seggiola che assicurava si sarebbe stati comodi lo stesso…ma chi cazzo ti conosce scusa? Sta di fatto che tra un turbine di tempesta e l’altro, si parlava del più e del meno, più del più che del meno più o meno menomale. Quando ad un tratto qualcuno parlò, e non era Dio , perché Lui forse non fa domande, poteva essere la cameriera, ma perché mai avrebbe dovuto nuovamente avvicinarsi a quel tavolo che aveva portato come uniche entrate della serata una bottiglietta d’acqua ed un paio di succhi di frutta, e scroccato pure qualche fazzolettino? Tutti si guardarono sconcertati, finchè, come fa lo scorpione al buio e nel silenzio del deserto, che calcolando la distanza tra le onde che il povero scarabeo provoca muovendosi delicatamente nella sabbia,riesce ad individuarne la posizione e farne un cosiddetto sol boccone…beh…allo stesso modo i commensali di bottigliette d’acqua si voltarono di scatto, in barba al torcicollo, verso la sorgente dell’onda sonora.
Ma chi sei tu ombra confusa dalle sembianze davvero simili a secondosessoachi? che nell’oscurità delle nove e mezza domandi: “ma perché noi donne dobbiamo depilarci?”
Appena si riuscì a tornare alla realtà dei suoni sentii il respiro strozzato della mia vicina di seggiola, un’amica dell’amico del cugino dello zio, sul quale viso sembrava stampato uno sbigottimento da apocalisse, non fosse che mancavano i tuoni. La povera malcapitata doveva repentinamente fermare l’ascesa di quella domanda all’aria libera che avrebbe potuto diffonderla, sputò quindi subito le sue parole gendarmiche affinché arrestassero i sovversivi:”Sei pazza? Che schifo, non se ne parla proprio…così una perde tutta la sua femminilità”. E tra silenzio e sudore qualche altro seguace concordò.
Individualisticamente si concluderebbe tutto con un, io faccio quello che mi pare, tu pure, e se non andiamo d’accordo non voglio più avere niente a che fare con te e così tutti felici e contenti. Ma io penso che nel mezzo ci sia il sentimento dell’uomo della caverna di Platone che sente la necessità di condividere i propri pensieri e le proprie conoscenze, senza il preciso scopo di plasmare a propria immagine e somiglianza le menti altrui, semplicemente per il bisogno di scoprire negli altri sensazioni e pensieri simili o opposti ai propri. Io la penso bianco, io nero, io a volte bianco, a volte nero, a volte grigio e a volte pure ciclamino. Probabilmente l’interagire che è mosso dal sentimento ha come scopo, tramite l’altro,tramite i sentimenti che lui fa scaturire in noi, tramite le sue conoscenze, il renderci più forti, più consapevoli, l’indurci al pensiero, nel senso che ci rende più critici. Ma c’è comunque qualcosa nel sentimento di puro, spontaneo, incontrollabile che lo rende inattaccabile, incontestabile. Beh che conclusione vuole essere questa, non penso di avere una conclusione, vedo solo la necessità del vivere in mezzo agli altri in un insieme di pensiero e sentimento che cercano di convivere rompendosi le balle a vicenda, sempre se “cuore” e “mente” possono distinguersi. Ne deriva insomma un grande punto interrogativo nel quale distinguo un sentire di non sapere ma una voglia di non fermarmi qui.
Maledetta disgraziata è questo il tuo contentino?? Lo dico perché tutti sappiano: sei un'infingarda raggiratrice di anime pure! Ci avevo creduto, che questo progetto rivoluzionario sarebbe andato al porto. (No, non in porto). Ed eccomi qua ad aspettare la tua nave. Hacker indegna...hai dimenticato le nostre lotte, quando urlavi al vento "popolo di topi da biblioteca, unite gli evidenziatori, la rivoluzione ci aspetta"? E adesso sei una ingegnera con, all'orizzionte, tanti computer da riparare e molta, molta, dico molta, calvizie.
RispondiEliminaTaci, te lo meriti!!!!