Appunti di Storia moderna

martedì 17 dicembre 2013

Ad essere sempre io mi annoio

Ad essere sempre io
mi annoio mortalmente
c'è qualcosa di indecente
in questo ripetutamente
inderogabilmente
pleonasticamente
- e con che punto esclamativo -
io!

devo prendermi a due mani
scombinarmi un attimo le vesti
- disordinare tutti i resti di un'abitudine insolente
scapestrata,
e con la faccia istupidita, come dire,
fare una trovata.

specchiarmi narcisa sulla luna
senza ombre, molto bambina
a tratti livida
di indigeste stelle
- metà oscena, metà indolente -
ballando sulle gambe di una fata
decisamente mascalzona
no, non turchina - piuttosto rosso porpora

spettinata frivolezza clandestina


passare, magari, allo stato liquido
scomparendomi al quadrato
- dev'esser divertente
farsi bollicina!
sbuffare immateriale
nel chiuso delle stanze -

oppure
molto rettamente
salutare con un piede
un occhio indaffarato ciondolante
che non vede
- il sovrintendente alla morale
o il procuratore generale
delle pere? -
o, vuoi mettere,
farmi a tradimento - così,
come a perder tempo -
un vino molto stagionato
che mi scivoli alle labbra
quei due tre verbi un po' balordi
che ho giusto lì, in mezzo al traffico
della punta della lingua -

e che dire, invece, se
mi stendessi in diagonale
su una qualche esangue
striscia pedonale? urtando
molto arditamente le pretese
della segnaletica stradale?
a trastullarmi tra le gomme
di molto camionizzato
camionizzante

camionista?

ma prima di tutto, come dire, ricapitolando
circumnavigare
- molto monella! e con una certa urgenza -
le tue guance umide arrossate
e poi scappare, come una ladra
colta in flagranza -
di dolcezza

(che vuoi, io funziono così -
per campi magnetici,
affinità elettive
e molto austere banalità)

poi con aria senz'altro quotidiana
mettere in circolazione
molto rispettabili scherzetti -
adoro gli sgambetti, quelli che fanno rotolare
a colazione -
ché mesdames et messieurs, con permesso,
i più indecenti son per me -
è la selezione naturale
di una danza per deserti.

e poi insomma alla fine
tutta compatta e molto mestamente
riandare per le scale,
devaporizzata e antisiderale
coi capelli tagliati in due da certo vento
da certo desiderio di salire

qui, quasi al centro
nel bel mezzo di tutto un contrabbando
- ma della deflagrata me
di nuovo riesplodendo ogni tassello
in modo da fregare, alle spalle
e molto furbamente,
il mio cervello.

************

ora, s'il vous plait -
non state a farmi i burocratici
che di sicuro poi ci torno
ai fuffaffaccendati imbecillenti
very very
fatti pratici -
ho per l'appunto tre scartoffie in gola e certi timbri assai sbavati
lì, da qualche parte,
fra i calzini -
gli è che devo giusto un attimo
procrastinarmi ancora - nella teoria non pratica
dell'ennesimo domani -
pure, in qualche modo,
la linguaccia mi compete. 

- ops! mi è scappata una poesia
fra le cosce assai geografiche 
di fantasia mal posta -
vede, dottore, la situazione è questa:
mi si è slogato il super-io -
ha preso una storta proprio lì,
davanti alla porta di un altrove
pirotecnico.
E va bene, d'accordo,
ritento: alla prossima certo
sarò
più ritentata.

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