Appunti di Storia moderna

lunedì 7 maggio 2012

Come diventare leghisti in 20 semplici mosse

Scritto per terrearse.it (rubrica Cactus)

In tempi di crisi, si sa, è necessario reinventarsi con creatività e ardimento. E’ giunto il momento di smetterla di lagnarsi sui lesi diritti dei precari e sull’agonia del mercato del lavoro, per seguire, perché no, il consiglio di Berlusconi: riscoprire una disinvolta autoimprenditorialità. Per chi fosse stufo di comprare gratta e vinci, mandare cv e fare concorsi pubblici, non potendo investire alcunché in impresa alcuna, esiste una promettente possibilità remunerativa, gratuita e divertente: diventare leghisti. Dai punti seguenti i disoccupati potranno trarre dei finalmente pratici insegnamenti su come sbarcare il lunario senza spendere un centesimo e senza studiare (anzi, la mancanza di studio è come si vedrà requisito indispensabile per il successo).
1) Siate padani.
2) Laddove vi sia lo spiacevole inconveniente che siate nati a Barcellona Pozzo di Gotto, a Corigliano Calabro, a San Sebastiano a Vesuvio o a Molfetta di Puglia, iniziate in primo luogo cognitivamente a rinnegare tale provenienza. “Si tratta di un incidente”, pensatelo con costanza fino a crederci davvero. Vi aiuterà in questo un simpatico esercizio: disprezzate i vostri conterranei accusandoli in blocco di mafia e contrapponendogli l’infallibile modello etico padano, il tutto rigorosamente per principio. Quindi frustatevi la schiena 10 volte al mattino e 10 alla sera (attenzione: tre serie da 10 in entrambi i casi) urlando a denti stretti “sono terrone, sono terrone. ero terrone”. Ciò vi darà consapevolezza dell’orrore geografico di cui vi siete originariamente macchiati, e al contempo vi purificherà.
3) Trasferitevi in Veneto mimetizzandovi con cautela, onde studiare direttamente l’accento e le smorfie degli abitanti. Prendete appunti ai giardinetti e frequentate assiduamente le taverne puntando gli occhi sulla gestualità degli astanti. Esercitatevi ogni giorno, ripeto ogni giorno davanti allo specchio. Quando guardandovi allo specchio non avrete più dubbi sulla vostra apparenza – ma soprattutto essenza – padana, sarete pronti per il punto 4.
4) Guardate ossessivamente le apparizioni televisive di Bossi, Borghezio, Cota, Calderoli e Castelli. Vi è, nonostante la matrice antropologica comune, un abisso fra loro. Seguirne con diligente costanza la fenomenologia è nondimeno indispensabile per capire che piega vorrete dare alla vostra impresa: rispettivamente, carismatico-gutturale, folklorico-carnevalesca, raffinato-populista, paonazzo-satanista o misantropico-legalista? Col tempo capirete qual è l’esempio morale che più solletica le vostre ambizioni.
5) Copritevi il volto di una smorfia sprezzante permanente: anche quando ridete, essa non dovrà mai scomparire; essa dovrà, come dire, fissarvisi sul volto per sempre. Non dimenticate infatti che si tratta di una mutazione genetica a tutti gli effetti: del corpo, oltre che dell’anima.
6) Rivalutate fra le vostre preferenze cromatiche, pericolosamente orientate al rosso porpora, al rosa antico o al giallo canarino, il verde. Dal thé ai tovaglioli della cucina, tutto sarà verde, proprio come la speranza di farcela. L’addestramento vi porterà a provare spontanea simpatia solo e soltanto per quel colore, fino a biasimarne l’esistenza in contesti inappropriati (il semaforo e roba del genere), magari deformandone il significato in senso leghista (nel caso col semaforo, l’intermittenza col rosso ben rappresenterà lo scontro coi comunisti).
7) Smettetela di studiare. Farlo implica un’articolazione dei processi cognitivi in senso progressivamente complesso, il che non promette nulla di buono. A riprova dell’indifferenza degli sforzi in tal senso, ricordate che fra i leghisti più illustri figurano un diplomato alla Scuola Radio Elettra e un laureato in odontoiatria.
Se possibile, regredite perciò allo stadio cognitivo dei vostri 14 anni o, se proprio dovete, prendete una laurea in non importa cosa, ma dimenticando gli insegnamenti subito dopo.
8) Semplificate tutti i problemi. La prima, urgente semplificazione consiste nel dividere scrupolosamente il mondo in due categorie: noi e gli altri. Va da sé che noi coincide col geneticamente padano e gli altri con tutto il resto. In un unico pentolone, cioè, inserite il non-padano inteso come intrinsecamente deficitario: esso è in ogni caso, per una sorta di non meglio specificato peccato originale, antropologicamente mancante. Nel caso che non comprendiate questa sottile mossa metodologica, cercare la voce “manicheismo” su wikipedia potrebbe esservi d’aiuto.
9) La seconda non meno urgente semplificazione, è attribuire all’esistenza stessa degli altri di cui sopra la colpa di tutti i mali della società di oggi.
In caso di dubbi da donnicciole di sinistra (esisteranno mica altre categorie? Sarà per caso il mondo un pochino più complesso?) per una settimana dopo i pasti battetevi un pugno sul petto, tremate come presi da una scossa elettrica e urlate paonazzi la salvifica formula “Terùn! Terùn! Terùn!”. Quindi scuotete la testa come assatanati in preda a un esorcismo e ruotate le orbite oculari iniettate di sangue verso una foto in bianco e nero di Calderoli. Dopo, e soltanto dopo, scrivete su un foglio la parola “dubbio” e dategli fuoco, cantando “Oh la mia bella Madunina” intorno al falò.
10) Incanalate tutte le vostre variegate emozioni – dalla tristezza alla rabbia, dalla gioia alla frustrazione – nel principio “ci rubano i posti di lavoro”, pronunciato con dispetto, digrignando i denti e puntando il dito sul non meglio specificato nemico: il rapporto con gli altri, i processi di integrazione sociale, dovranno essere pensati esclusivamente in termini di furto.
11) Ghettizzate tutti i principi etici ahivoi precedentemente acquisiti limitandoli al contesto territoriale padano. Per esempio, la solidarietà sarà un principio valido solo tra padani, perdendo ogni cogenza etica al di fuori dei confini prescritti. E’ un po’ come il limes fra greci e barbari; trascurate tuttavia con ostinazione che anche i romani ragionavano così: tra i vostri modelli di riferimento i romani – passati e presenti – sono senz’altro da sconsigliare.
12) Quando avrete acquisito i punti dall’1 all’11, sarete pronti per presentarvi al mondo (attenzione: va da sé che con “mondo” intendiamo la padania, nda) come leghisti. Prendete l’abitudine di mangiare carne autoctona insieme a orde di invasati dopo i comizi di Bossi, nei tendoni dei paesini roccaforte della Lega, bestemmiando in dialetto con i bordi della bocca gocciolanti vino e sangue. La base dell’amicizia con gli altri leghisti consisterà nella indefessa lamentazione sul nemico comune: a seconda delle evenienze, l’extracomunitario, il terrone, l’Europa, il sistema solare (Po escluso).
13) Complimenti, siete pronti per una brillante carriera padana! Non vi resta che stilare il vostro programma elettorale. Cos’è quello sguardo smarrito, calma, questa è la fase più semplice! Basterà captare le paure degli anziani nei quartieri residenziali pieni di kebabbari: ogni paura individuata dovrà essere trasformata alchemicamente in una proposta politica. Per esempio: “è pieno di extracomunitari che rubano” diventerà “fuori gli extracomunitari dalla padania”; oppure “l’euro ci sta rovinando” diventerà, come per magia, “torniamo alla lira, Europa ladrona”, e il vostro programma è bell’e pronto. Facile, visto?  
14) Naturalmente, le vostre apparizioni pubbliche dovranno conciliare, come suole la tradizione leghista, ricercatezza e maleducazione, snobismo e populismo, in un’ideale sintesi psicosociale di aristocrazia e proletariato – non già uno schiaffo, bensì un disinvolto sgambetto alla lotta di classe. Tosi per esempio alterna con nonchalance retorica del ritorno alla terra e aulici riferimenti alla letteratura tedesca del ‘700.
Ma dovrete, più esattamente, essere distinti e cafoni a un tempo. Lo so, lo so che ciò è profondamente contraddittorio. Ma è da questo contrasto che nasce, come un fungo dall’umidità, il prorompente successo del leghista.
15) A intervalli regolari, sparatela grossa. Lo sparagrossismo è una scuola di pensiero in costante evoluzione, voi dovrete coglierne i frutti più recenti e cavalcare l’onda della polemica – possibilmente a sfondo sociale/razziale – più in voga, distribuendo generosamente frasi a effetto; attenzione, sempre con le caratteristiche fisiognomiche già indicate. Con “frasi a effetto” intendiamo brevi enunciati (non necessariamente) dotati di senso che offendano una categoria sociale/religiosa particolarmente invisa agli anziani dei giardinetti osservati durante l’addestramento. Ricordate che in quest’epoca di dilagante relativismo la gente vuole uomini di polso al potere; ostentate perciò sicurezza. Dare con arrogante eleganza risposte facili a problemi complicati è la vostra missione, non dimenticatelo mai.
16) Rivalutate la funzione sociale della parolaccia, se del caso anche della bestemmia. Ficcate in ogni discorso almeno 3, 4 parolacce e, all’occorrenza, dito medio e/o gesto dell’ombrello, anche e soprattutto quando non specificamente richiesto dal senso del discorso. Questo vi servirà per arrivare al cuore delle masse fomentandone la carica secessionista.
17) Nascondete sotto il materasso una copia del Mein Kampf di Hitler, evidenziando le parti a vostro avviso più attuali, eliminando quelle anacronistiche e sostituendo i passi riferiti alla Germania con riferimenti padani (preferibilmente in dialetto veneto). Non negate mai la vostra simpatia per il nazionalsocialismo tedesco degli anni ’30, ma neanche affermatela: lasciate agli interlocutori il fertile dubbio.
18) Riempitevi la bocca di etica del martirio del contadino: zappare la terra, sudarsi lo stipendio senza lamentarsi mai, indurirsi i calli delle dita per strappare la verdura dai campi da mattina a sera, saranno presentati come valori in sé sublimati in senso virile. L’etica del lavoro sarà una potente arma ideologica che illuderà i più della vostra integrità morale. Enfatizzate quindi a ogni piè sospinto il rispetto di tutti i cavilli delle regole intese sempre in senso formale, legalistico, mai sostanziale (senza cioè comprenderne il senso).
19) Predicate bene.
20) Razzolate male.
Bravissimi, siete stati eletti! Senza neanche lavorare guadagnerete tanti bei quattrini, con tanto di popolarità e, si spera, immortalità.

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