Appunti di Storia moderna

venerdì 5 febbraio 2010

Chi è che comanda.


Ancora da liberareggio.org
Questa città è disgustosamente immersa nella ‘ndrangheta.
I riflettori che ha da un po’ puntati addosso non la intimidiscono: anzi, sembra che sia un’occasione di più per mostrare a tutti chi-è-che-comanda. Non ci sono limiti: non abbiamo paura della legge, non abbiamo paura di osare, sembra voglia dirci; anzi, è osando che infrangiamo l’aura pretesa solenne delle vostre istituzioni e delle vostre libertà, e così dimostriamo che il monopolio della paura è nostro.
La linfa vitale della ‘ndrangheta è, infatti, la paura. Intimidire, minacciare, ammazzare, alzare la voce, ricattare, sono i mezzi con cui comanda. Però sappiamo bene che basare il proprio potere sulla paura è da vigliacchi prepotenti. Da gente senza spina dorsale.
Non è giusto, comunque, parlarne alla terza persona: così si dà l’impressione che la ‘ndrangheta sia impersonale, un’entità anonima ed evanescente, mentre è un sistema di potere che scaturisce dalla desolante somma di azioni violente perpetrate da persone. E le persone hanno sempre un nome e un cognome.

Ieri sera l’auto di un conoscente, Antonino Monteleone, bravo giornalista reggino che nel suo lavoro dimostra costantemente di non temere di farli, questi nomi e cognomi, è stata bruciata. Ormai a Reggio e in Calabria l’ammontare di auto incendiate non si conta più. Bruciare l’auto di un giornalista non è la stessa cosa che bruciare l’auto di un imprenditore. La minaccia all’imprenditore, infatti, rientra nella sia pur sempre aberrante prassi mafiosa; quando la ‘ndrangheta avverte il bisogno di minacciare altre figure, come le istituzioni o i giornalisti, significa che qualche equilibrio si è rotto. Proprio adesso che la “linea dura” alla ‘ndrangheta prende forma, questa mostra l’esigenza di mettere in chiaro chi-è-che-comanda. Attaccare chi lavora con l’informazione, è poi particolarmente grave: testimonia l’intenzione di voler toccare fin l’ultimo residuo di libertà. Quella di pensare e parlare.
Peccato che, conoscendo Antonino, temo che abbiano scelto la persona sbagliata.
E’ sottintesa la solidarietà più partecipe ad Antonino da parte di tutti i collaboratori di LiberaReggio. D’altronde, non siamo i soli a stare dalla tua parte.

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