Appunti di Storia moderna

mercoledì 21 ottobre 2009

I piedi per terra

C'è una pubblicità di non ricordo cosa, ma specificarlo sarebbe comunque irrilevante dato che i prodotti pubblicizzati si equivalgono tutti, che sponsorizza la cosiddetta vita normale.
Si parla del giocare a fare i ribelli da regazzini per poi rendersi conto con commozione che si è il calco dei propri genitori. Inutile prenderci in giro. Inutile aspirare a qualcosa di diverso. Il messaggio è: smettila di sperare che qualcosa possa cambiare, ma dove vuoi andare, tanto lo sai che alla fine ripeterai il sistema di vita che credi di aborrire, perciò non fare storie e corri a baciare mamma e papà prima che sia troppo tardi.
Insomma, si replica l'atteggiamento di ripulsa per quello che crede ancora nella possibilità del cambiamento, comunemente noto come idealista. Le sue aspirazioni vengono neutralizzate chiamandolo spregiativamente così, e invitandolo per questa via a mettere i piedi per terra. Che poi, la "terra" è quella predefinita da "loro". Viene incoraggiata una sua rappresentazione specifica: una persone che giace tra le nuvole, illusa, infantile, anche buffa. Proprio come avvenne per Socrate ne Le nuvole di Aristofane.


Questo spot non differisce dagli altri, in realtà. Semplicemente rende esplicito un contenuto su cui le forze di tutti gli altri spot, e i media in generale, convergono unanimemente: convincere i fruitori che il cambiamento è impossibile. Come si diceva tempo fa è questo l'alimento principale che nutre il sistema: la credenza nella sua ineluttabilità. Proprio come fosse un destino, o una seconda pelle. Questa credenza va inculcata in tutti i modi. Il principio di realtà freudiano è monopolizzato dal sistema capitalistico.

Come al solito, la strategia persuasiva fa leva sulla parte più adescabile e manipolabile delle persone: le emozioni. Nello spot in particolare, vengono mostrate immagini di scambi affettivi tra genitori e figli, poi una casa accogliente da cui escono dei tizi coi capelli bianchi in procinto di abbracciare gli ex-ribelli figli, le immagini scorrono in bianco e nero su un sottofondo musicale struggente.
Ma com'è bella la casa, la famiglia, il caminetto, il posto fisso. Visto? Alla fine tutte le pubblicità ruotano intorno alla sola che l'abbia detto sin dall'inizio: la Mulino Bianco.
Hanno capito che alla gente piace vedere approvato il proprio stile di vita, che la frustrazione che prova così può essere riscattata dalla convinzione inculcata che è l'unico modo possibile in cui essere felici. E' come se periodicamente (in realtà avviene di continuo) si dovesse fare di tutto per motivare i consumatori a continuare su questa strada, per evitare che si discostino dalla via maestra tracciata dal marketing militante. Sì, ovviamente ci sarà sempre il ribelle, l'eccentrico, l'anticonformista, ma non possono dare alcun fastidio finché saranno scoraggiati sistematicamente da tutti a credere in possibilità altre, e alla fine ci credo che uno smette di crederci.
Un altro esempio attuale di questa tendenza del "sistema" ad autosponsorizzarsi si può trovare qui.

Ne ho abbastanza. Vedo questa cosa ovunque. Non perché ne sia ossessionata, ma perché è spudoratamente oggettiva. Vedo chiara la manipolazione. Ho paura del futuro, di quando questo sistema sarà sempre più radicato e andranno persi anche i mezzi di educazione alternativa: cioè ora io posso criticarlo, ma solo perché resta uno spiraglio relativamente ampio di formazione a-mediatica.

Non aggiungo nulla, lascio che lei parli per me.

3 commenti:

  1. Quando una frase mi piace molto la trascrivo su un quaderno di carta. Che il piacere poi di sfogliarlo e trovarne tante insieme è impagabile. Comunque, stamattina ho trovato questa, di E.E. Cummings e te la lascio qui:" Essere nient'altro che te stesso in un mondo che fa di tutto, giorno e notte, per renderti come tutti gli altri, significa combattere la battaglia più dura che un essere umano possa combattere. Non smettere mai di lottare".

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  2. E' vero. Però il brutto è che in questa società anche la lotta viene banalizzata.

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  3. Io non ho grandi sogni, ho solo quello di non seguire le tracce dei miei genitori. Quindi adesso questa cosa mi deprime un po'.

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