Non sono rari gli episodi di "intolleranza" per donne che allattano in pubblico, come nel caso di facebook che censurò una foto che ne ritraeva una. E' accaduto di recente che una donna nell'atto di allattare in un ristorante è stata invitata ad allontanarsi, per un presunto fastidio suscitato negli altri clienti.
Non è difficile scorgere una contraddizione in questo atteggiamento, benché per me sia solo apparente. La donna che allatta è sconveniente, la donna che mostra i seni nelle pubblicità, in televisione, ecc non desta alcuno scandalo. Il senso intimo della mentalità che sottende a queste reazioni mi sembra di poterlo rintracciare in un certo retaggio culturale maschilista.
(Ho riscontrato che l'uso di parole come "maschilismo" e "femminismo" suscita irritazione e fastidio, forse per l'abuso che se ne fa. Per me sono parole che hanno un senso, e in qunto tali le uso).
Questo retaggio può essere reso dalle rappresentazioni dell'immaginario collettivo impregnato di maschilismo, che associano la donna ora all'etereo, alla perfezione ultraterrena, all'immaterialità divina, ora alla seduzione, alla sensualità. Mi verrebbe da semplificare bruscamente pensando che la storia ci ha lasciato prevlentemente due immagini di donna: la madonna (madre) e la puttana. Sempre in modo approssimativo e sicuramente retorico, penso anche alle immagini cristiane del femminile, nelle quali la dicotomia si materializza rispettivamente nelle figure di Maria e di Maddalena, le figure simbolicamente più forti di donne che il cristianesimo ci ha lasciato.
Ad ogni modo, che le donne mostrino il loro corpo per scopi seduttivi, per il maschio, rappresenta la normalità, è accettato ad oggi come una prassi consolidata su cui il senso comune non manifesta il bisogno di discutere. Tanto che protestare contro questa specie di nuovo asservimento di cui ho già parlato in quest'articolo, è ritenuto anacronistico se non addirittura espressione di un certo bigottismo - reazione questa che fraintende spesso il senso della contestazione.
Là dove invece il corpo femminile manifesti la sua naturalità non per fini sessuali ma per quelli legati alla procreazione, esporlo può suscitare dei fastidi che non sono giustificati se non da una mentalità che associa il materno all'immateriale, ad un' immaterialità precisa: quella cristiana, propria della madonna, madre vergine e pudica.
A ciò si aggiungano le rappresentazioni della madre che per secoli hanno dominato, definendolo, il senso dell' essere donne. (Non escludo che queste siano il frutto di un forte condizionamento da parte del cristianesimo, ma non ho strumenti storici né teorici per affermarlo senza incertezze, quindi si tratta solo di un'intuizione).
La madre è buona, è simbiosi, istinto, dedizione, cura, famiglia, casa. Tutte rappresentazioni contenute nel senso più intimo che attribuiamo generalmente all'aggettivo "materno": una persona è materna quando è protettiva, amorevole, oblativa, quando si dà totalmente agli altri. In una parola, la madre non esiste per sé, la madre cioè non è, o, meglio, è in quanto fa essere l'altro. Questo la rende preziosa agli occhi della società, non in quanto persona, ma in quanto appunto funzione.
Resta difficile associare la madre, il cui concetto è impregnato di contenuti semanticamente rinviabili al pudore e alla riservatezza, alla corporeità. Il binomio donna-corpo è direttamente associato a quello donna-seduzione. La donna che è madre, invece, non ha corpo: è un'inconsistenza materiale che rinvia a quella essenziale, perché come si è detto essa non esiste - se non in rapporto agli altri, siano essi figli o mariti.
La donna se è madre non ha corpo, è eterea bellezza, è puro darsi, è perfezione. Oppure, se ha un corpo, esso è solo sensualità-per-lui, non pertiene alla persona ma all'oggetto sessuale. Ecco perché il rapporto che molte donne hanno col proprio corpo risulta problematico, pieno di ombre irrisolte e di ambiguità indecifrabili: forse anche questo è un derivato di quel retaggio, che troppo a lungo ha intrappolato i corpi femminili in categorie sempre improntate a una funzionalità, come se l'alterità non desse luogo a un'interazione ma a una semplice univocità (maschio figlio/marito da curare, maschio da sedurre).
Ecco dunque che, allora, mostrare i seni per un'operazione così strettamente materna come quella di allattare, è ritenuto sconveniente perché smuove le dicotomie consolidate sul femminile e sul materno. La sovrapposizione di questi contenuti, corpo femminile=sessualità e materno=incorporeo, crea come una confusione agli occhi di chi ha ereditato il loro concetto e la loro divisione, una confusione che risulta inaccettabile. Ovviamente, so che questa reazione non è diffusa in modo preoccupante, tant'è che fa notizia per la sua eccezionalità. Quel che intendo dire, è che c'è un sostrato ideologico profondo dietro che è diretta espressione di un "passato" ancora presente del tipo che ho tentato di descrivere.
La contraddizione di cui si parlava all'inizio, è allora solo apparente: essa è in realtà coerente con millenni di rappresentazioni del femminile fortemente polarizzate. Ciò non toglie che per noi sia una clamorosa contraddizione, con cui la "società" dovrebbe fare i conti. Se solo provasse ad ascoltare i suoi disagi senza assecondarli ciecamente, se solo cercasse di spiegarseli piuttosto che asservirsi ad essi senza averne prima saggiata la razionalità, sarebbe civile.
oltre a una forte ammirazione per questo (e altri) temi così poco "popular" trattati su questo web-log, una precisazioncina "rafforzativa".
RispondiEliminaLa mamma cacciata via "perché allattava" è stata allontanata dalla sala-ristorante ...di albergo "family"! Cioè (ferme restando le tue gagliarde osservazioni, se vogliamo "militanti") è stato allontanato da un luogo pubblico di un albergo family, che presumibilmente fa pagare di più i propri servizi appunto per tale caratteristica, un intero nucleo familiare "reo" d'aver dimostrato l'essere "concretamente" famiglia... chissà cosa sarebbe accaduto se, invece che allattare, la poveraccia o il suo "lui" avessero cambiato "pubblicamente" un pannolino!
...è un altro spunto su cui, se è il caso, riflettere.
http://mariomeliado.wordpress.com il blog con cui volevo firmare, senza riuscire a farlo (chissà perché)... per mia inettitudine!
RispondiEliminaSì Mario, ho letto la notizia e incredibilmente si diceva anche questo. Il che rende la cosa ancora più singolare.
RispondiEliminaCiao e grazie della visita, ho già visto il tuo blog!