Dall'aforisma n. 21 di "Minima Moralia. Meditazioni della vita offesa" di Theodor W. Adorno:
Non si accettano cambi.
Gli uomini disapprendono l'arte del dono. C'è qualcosa di assurdo e di incredibile nella violazione del principio di scambio; spesso anche i bambini squadrano diffidenti il donatore, come se il regalo non fosse che un trucco per vendere loro spazzole o sapone. In compenso si esercita la charity , la beneficenza amministrata, che tampona programmaticamente le ferite visibili della società. Nel suo esercizio organizzato l'impulso umano non ha più il minimo posto: anzi la donazione è necessariamente congiunta all'umiliazione, attraverso la distribuzione, il calcolo esatto dei bisogni, in cui il beneficato viene trattato come un oggetto. Anche il dono privato è sceso al livello di una funzione sociale, a cui si destina una certa somma del proprio bilancio, e che si adempie di mala voglia, con una scettica valutazione dell'altro e con la minor fatica possibile.
La vera felicità del dono è tutta nell'immaginazione della felicità del destinatario: e ciò significa scegliere, impiegare tempo, uscire dai propri binari, pensare l'altro come un soggetto: il contrario della smemoratezza. Di tutto ciò quasi nessuno è più capace. Nel migliore dei casi uno regala ciò che desidererebbe per sé, ma di qualità leggermente inferiore. La decadenza del dono si esprime nella penosa invenzione degli articoli da regalo, che presuppongono già che non si sappia che cosa regalare, perché, in realtà, non si ha nessuna voglia di farlo. Queste merci sono irrelate come i loro acquirenti (...). Lo stesso vale per la riserva della sostituzione, che praticamente significa: ecco qui il tuo regalo, fanne quello che vuoi; se non ti va, per me è lo stesso; prenditi qualcosa in cambio. Rispetto all'imbarazzo dei soliti regali, questa pura fungibilità è ancora relativamente più umana, in quanto almeno consente all'altro di regalarsi quello che vuole: dove però siamo agli antipodi del dono. (...)
Non si accettano cambi.
Gli uomini disapprendono l'arte del dono. C'è qualcosa di assurdo e di incredibile nella violazione del principio di scambio; spesso anche i bambini squadrano diffidenti il donatore, come se il regalo non fosse che un trucco per vendere loro spazzole o sapone. In compenso si esercita la charity , la beneficenza amministrata, che tampona programmaticamente le ferite visibili della società. Nel suo esercizio organizzato l'impulso umano non ha più il minimo posto: anzi la donazione è necessariamente congiunta all'umiliazione, attraverso la distribuzione, il calcolo esatto dei bisogni, in cui il beneficato viene trattato come un oggetto. Anche il dono privato è sceso al livello di una funzione sociale, a cui si destina una certa somma del proprio bilancio, e che si adempie di mala voglia, con una scettica valutazione dell'altro e con la minor fatica possibile.
La vera felicità del dono è tutta nell'immaginazione della felicità del destinatario: e ciò significa scegliere, impiegare tempo, uscire dai propri binari, pensare l'altro come un soggetto: il contrario della smemoratezza. Di tutto ciò quasi nessuno è più capace. Nel migliore dei casi uno regala ciò che desidererebbe per sé, ma di qualità leggermente inferiore. La decadenza del dono si esprime nella penosa invenzione degli articoli da regalo, che presuppongono già che non si sappia che cosa regalare, perché, in realtà, non si ha nessuna voglia di farlo. Queste merci sono irrelate come i loro acquirenti (...). Lo stesso vale per la riserva della sostituzione, che praticamente significa: ecco qui il tuo regalo, fanne quello che vuoi; se non ti va, per me è lo stesso; prenditi qualcosa in cambio. Rispetto all'imbarazzo dei soliti regali, questa pura fungibilità è ancora relativamente più umana, in quanto almeno consente all'altro di regalarsi quello che vuole: dove però siamo agli antipodi del dono. (...)
sai qual è un' altra cosa che a me dà molto fastidio? il fatto che molte persone non scrivano un biglietto da accompagnare al dono.
RispondiEliminatrovo sia proprio segno di mancanza di voglia di personalizzare il regalo e di donare qualcosa espressamente per quella persona con un determinato perchè.
oppure odio i bigliettini stampati che si trovano in quegli orrendi negozi che vendono articoli regalo.
la frase è già scritta sopra sul biglietto, il regalo è un oggetto anonimo non mirato alla persona ... bruttissimo ...
Il dono è tale seckondo me se è libero e fatto di spontanea volontà e non se ci sono di mezzo feste ckomandate, ckompleanni e via dicendo. Il regalo da ckompleanno è merce di sckambio, è far circkolare l'eckonomia, è spendere ogni anno soldi cke ti ritornano trasformati in regalo, vale la pena di farsi un regalo da soli e dimentickarsi gli altri, almeno ci si ackckontenta di quel cke si sceglie (a volte)
RispondiEliminaCiao Denise.
RispondiEliminaho letto qualche tuo intervento ma soprattutto ho spulciato tra i tuoi links...conosciamo molti blog di femministe in comune. io ho potuto vedere in azione le femministe-a-sud a roma e da allora ho una stima tutta particolare per loro.
ah! e leggendo la recensione di "Donna m'apparve" mi è venuta voglia di provare a leggerlo.
a presto.
Buonasera,
RispondiEliminacercavo proprio questo aforisma, non possedendo il testo...grazie per averlo messo a disposizione.
Considera che non è tutto, ma ho tagliato parecchio. Ti consiglio di acquistare il libro comunque.
RispondiEliminaOttimi i tuoi post sul dono...davvero interessanti, ti linkerò.
RispondiEliminamadonnachetristezza!!!
RispondiEliminaLa gioia del dono sta nel cuore di chi lo fa, altrimenti non è altro che la superbia del donare.
RispondiElimina