Non possiamo negare il fatto storico che ha visto la monogamia affermarsi per motivazioni economiche, legate a una semplificazione nella trasmissione del patrimonio. Il fatto di avere un solo partner ha, cioè, una giustificazione culturale che non trova paragoni in natura. Si potrebbe tuttavia obiettare che non è la natura a fare l’uomo: anzi, l’uomo si distingue dalle altre specie, e in un certo senso deve se stesso, alla cultura.
Ma al di là dell’annoso problema dell’interazione tra natura e cultura, e di oziosi bilanci tra chi delle due più influisca nella definizione di ciò che siamo, quella della monogamia è una questione che merita un approfondimento e una messa in discussione.
La fedeltà al coniuge è l’istituto che principalmente - oserei dire - garantisce una qualche stabilità all’ordine costituito. La connessa convinzione che sia giusto avere un solo partner, che si debba sceglierlo implicando in questa scelta la concomitante esclusione di tutti i partner possibili, il senso di colpa che si accompagna al quello che (connotandolo negativamente) chiamiamo
tradimento, e il pensare alla fedeltà come a una questione di rispetto di sé e dell’altro, la gelosia nei suoi confronti, potrebbero essere un derivato psico-sociale del concetto di proprietà, e dei diritti a esso connessi. Ma non solo.
Si potrebbe pensare che una società poligama sarebbe disordinata e caotica, soprattutto se si considera la questione della maternità e della paternità: dovremmo rivedere moltissimi assiomi dati per certi nelle scienze umane, come ad esempio le teorie psicologiche che parlano della coppia che alleva il figlio come la norma, per cui tutte le situazioni che si allontanano da essa rientrerebbero nel patologico, senza tacere che sarebbe difficile tentare di spiegarle a partire da un terreno inconsulto, come quello della poligamia generalizzata. La questione della proprietà, poi, si farebbe seriamente complicata…come ripartire un patrimonio di media entità fra 5 , 6 mogli e, magari, altrettanti figli? I codici giuridici che regolano le nostre società perderebbero la giustificazione fondamentale delle loro norme: il matrimonio monogamo.
La poligamia, insomma, porterebbe a degli enormi risvolti politici, tali da determinare un autentico disordine sociale, economico, politico. Ho persino difficoltà a rappresentarmelo, il caos cui darebbe luogo…ma forse perché c’è in me innanzitutto la convinzione che di caos si tratterebbe.
Sotto questo punto di vista la monogamia e l’eterosessualità sono due facce della stessa medaglia. Lo scandalo e il timore che suscita nelle genti il pensiero che si possano legittimare famiglie omosessuali, è esattamente la causa e l’effetto del meccanismo di cui sopra: la promiscuità, la poligamia, una sessualità non regolatasovvertirebbero gran parte delle certezze che, pragmaticamente, permettono a una società - a questa società - di funzionare.
Ma - e qui mi ripeto - il fatto di dare per scontato che una società non funzionerebbe che così, la dice lunga sugli schemi che abbiamo inculcati nella mente, tali che per sradicarli dovremmo fare uno sforzo molto superiore alle nostre effettive possibilità: quelle dateci dallo status quo, dall’ordine costituito.
Se facciamo rientrare in questo discorso le controversie legate all’aborto, alle discriminazioni sessiste, alle rappresentazioni della madre come buona e altruista e del padre come quello che dà il seme e porta i soldi a casa, abbiamo forse meglio chiaro il quadro in cui si esplicano le nostre vite: un contesto fortemente pre-regolato, che agisce prima di tutto sulle nostre menti, e solo dopo, mediatamente e per derivazione, sulla realtà.
Pensiamo alla donna che si dà a più uomini: è facile che incorra nella riprovazione generale, se non, nei casi più sfortunati, nell’epitetoputtana. Il terrore del ragazzino che si scopre in flagranza di desiderio omosessuale, che lo porta a rimuovere quest’impulso censurandolo, o che gli fa tremare le gambe al sol pensiero di comunicarlo ai suoi genitori e amici; lo sfottò e l’espulsione da quel clima di approvazione sociale che lo attendono,cosa sono, se non realtà legate allo stesso meccanismo di potere?
Perché pensiamo al libertinaggio, alla promiscuità, alla poligamia per l’appunto (in senso lato) come a qualcosa di moralmente deprecabile? La nostra stessa forma mentis è pre-orientata nel senso di quest’ordine. E si vede bene come la funzione importantissima che, a livello conoscitivo, socio-psicologico e simbolico, ha il pregiudizio:lo stesso Rousseau vide nei dogmi e nei miti che ciascuno ospita in sé, una base stabile senza la quale - forse - ci sentiremmo persi.
Demistificare - a partire dalla conoscenza - può portare a esiti imprevisti, e l’isolamento nel quale la si pratica può portare all’alienazione: si finisce per non riconoscersi più nella società in cui si vive, e, di più, nei ruoli che essa pretende dai noi, sia pure paventando il caos come unica alternativa possibile ai suoi dogmi.
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