Appunti di Storia moderna

venerdì 12 settembre 2008

Così si fa

E' incredibile come a Miss Italia e altrove, si promuova la normalità. Tutte brave ragazze, tutte carine, tutte salutano mamma e papà.
"Sono per la pace nel mondo". "Non mi piacciono le dita dei miei piedi". "Voglio entrare nel mondo dello spettacolo". Poi, in costume, mostrare le proprie grazie, come se fosse ovvio.
Non c'è un briciolo di cultura in tutto questo, un biriciolo di intelligenza, di spirito critico, un minimo mettere in discussione quel che si sta facendo, le ambizioni che si hanno - tutte simili, perché indotte. C'è la convinzione comune e tacita che sia giusto e auspicabile per una ragazza mettersi in vetrina, ridursi a corpo, esistere in virtù di fianchi e cosce che invitano ad essere apprezzati. E' una macelleria.
E mentre le figlie non vedono l'ora di essere apprezzate per i propri lustratissimi fianchi, le mamme applaudono, perché è normale.
Tutto nella televisione converge nella promozione del modello standard di persona: semplice, senza troppe pretese, con le stesse ambizioni di tutti, con visioni morali apprezzabili dalla massa delle casalinghe (stranamente fatta coincidere con la totalità del mondo tout court), pronunciando frasi del calibro di "biogna sorridere davanti alle difficoltà". Insomma, una persona media... che suona come mediocre.
E non si capisce perché tutti se la prendano solo con la Mulino Bianco...
Perché, di grazia, esiste forse qualche spot che promuova la solitudine, la riflessione, il senso di estranietà, l'incomprensione, l'assurdo, il disagio di vivere, ecc?
Eppure, al di là dello schermo si sta in altro modo. I più si sforzano di somigliare a quel modello, in virtù dell'implicito principio che normalità = giusto. Gli altri, e ce ne sono tanti, piangono agli angoli delle proprie stanze, ingurgitano per poi vomitare, fissano uno specchio, bucano il braccio nel cesso di una discoteca o nel buio di un'auto, camminano sul marciapiede sperando che anche il prossimo non le ammazzi, sono in cura dallo psichiatra, è la milionesima volta che si domandano perché, fissano quel coltello che non hanno la forza di affondare nelle vene.
Mentre la tv fa di tutto per tenerli fuori.
E' come in tutte le cose: c'è un margine e c'è un centro. Il primo è destinato ad essere tale, il secondo è destinato a colonizzare il primo. Senza riuscirci, ma pur sempre con funeste conseguenze.
Non c'è spazio per il disagio tra le vetrine del Corso Garibaldi, tra i rumori di quel lido confusi con quelli dell'altro. Per il disagio restano gli angoli del marciapiede. Qualche preghiera. Di certo, non la mia approvazione, di me che ho una famiglia, mi sono sposato in chiesa, ho il mio posticino al comune, ho battezzato i miei figli dando loro il nome dei nonni, a natale faccio l'albero, vado in pizzeria al sabato, faccio la spesa al centro commerciale,mi dànno fastidio i gay e i meridionali ma non lo dico troppo apertamente, ho il mio suv acquistato dopo grandi sacrifici e ogni ferragosto lo passio in un villaggio Valtour, leggo i libri di Federico Moccia e di Dan Brown per avere la sensazione di essere interessato alla Cultura. Cucina mia moglie, lava i piatti mia moglie, io gioco alla playstation e siamo contenti così.

Basta guardarsi attorno per capire che senza cultura, senza la sensibilità che essa richiede e che a un tempo crea, il mondo fa pena.
Tutti i mali - salvo quelli dovti a cause di forza maggiore come cataclismi, malattie, ecc - derivano da questo.
A scuola, poi, non t'insegnano a diventare una persona migliore. A scuola t'insegnano come fare per sopravvivere in questa società barbara e come perpetrarla: fregando il prossimo, reprimendo le emozioni (per eccellenza anti-utilitaristiche), soffocando le debolezze, recitando, sopraffacendo gli altri, alienandosi, desiderando solo desideri medi, piangendo ma non troppo, non ragionando troppo ché non serve, non commettendo mai peccati grossi, approvando quelli simili a te e disprezzando i diversi da te, pensando solo al tuo orticello privato, a lavarti spesso e vestirti decentemente.
Così si fa. Quindi, così è giusto.

4 commenti:

  1. "è incredibile come a Miss Italia e altrove,si promuova la normalità.".."I più si sforzano di somigliare a quel modello,in virtù dell'implicito principio che normalità=giusto."Il concetto implicito in queste parole è abbastanza chiaro,almeno a me,non so se lo è ai "più",perciò credo che il problema debba esser posto in altri termini o meglio,la domanda che bisognerebbe porsi è un'altra:cos'è la normalità?

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  2. La normalità è la medietà. Il cliché, il luogo comune. La prassi del "così si fa": un "si", particella impersonale, che evidenzia come, nella normalità, la massa informe dei clichés e i modelli prestamapati di individuo, subentrino all'individuo stesso (con tanto di contraddizione "etimologica" : è chiaro che non si "individua" più, quindi ... non è più individuo).

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  3. Complimenti per il tuo blog...perchè non mi inserisci tra i tuoi amici e mi linki?? Te ne sarò grata
    grazie!!!

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