Appunti di Storia moderna

mercoledì 15 maggio 2013

Contro versa

Nella collettanea Contro versa, appena uscita per SabbiaRossa Edizioni, si fa un po’ come quando le donne si incontravano e ricostruivano insieme la propria identità politica con il discorso autocosciente condiviso. Oggi la differenza è che siamo nel primo quarto del XXI secolo, e nove delle dieci autrici del libro negli anni ’70 ci sono nate. Parliamo di alcune figlie, ideali o reali, di quelle "madri simboliche" che nel secolo scorso hanno messo in discussione secoli di autorità patriarcale. Tematizzare in modo aperto e articolato questo essere figlie di una generazione che ha lottato, con tutta la riconoscenza, ma anche con tutti i nodi irrisolti, di questo legame - spesso scoperto e esplorato in modo imprevisto; interrogare e ridisegnare una possibile mappa genealogica, personale/politica femminista è il senso del libro.
Non è perciò un caso che la collana inaugurata da Contro versa si chiami Genealogie: una parola bellissima, potentissima. Una parola che, quando Doriana Righini - ideatrice e curatrice del libro - mi ha comunicato, mi ha subito acceso mille lampadine. Quanto a me, sono contenta di essere entrata a far parte di questo progetto narrativo-politico pur essendo  nata nell'87. Del resto, devo il mio incontro con il femminismo proprio a donne (reali, ideali) più adulte di me*.
Ma oltre al peccato diremo anche le peccatrici. Oltre a Doriana, ci sono Gisella Modica (che ha scritto la prefazione), Giovanna Vingelli, Lucia Cardone e Ivana Pintadu  di collettiva_femminista Sassari, Loredana De Vitis, Angela Ammirati, Monia Andreani, Alessandra Pigliaru, Federica Timeto.
Genealogia è discorso sulle origini, è discorso sui legami. Il discorso ha una valenza e un potenziale politico. Si tratta di legare simbolicamente quel che è disperso, raccogliere quel che storicamente è stato e situarne il significato nel presente, ri-tessere trame invisibili  di un possibile a partire da un composito vissuto. Il personale è politico, si diceva negli anni '60. Ora, non si tratta di prendere di peso categorie del passato per adattarle a forza al presente. Si tratta di esplorare zone di conflitto che non si esauriscono mai soltanto nel privato. Le relazioni, alla fine, sono il collante fra personale e politico, e nella soggettività, nel particolare si addensano delle trame che lo superano, tutte da indagare.
Al proposito, voglio citare una poesia di Adrienne Rich, che evoca questo nesso:

In quegli anni – diranno - perdemmo traccia
del significato di noi, voi
ci ritrovammo
ridotti all’io
e tutta la questione divenne
stupida, ironica, terribile:
stavamo cercando di vivere una vita personale
e sì quella era l’unica vita
che potevamo sopportare testimoniare
Ma i grandi uccelli neri della storia strillando si tuffarono
in picchiata nel nostro clima personale
Erano diretti altrove ma con ali e becchi spazzarono
la costa, attraverso i lembi di nebbia
dove stavamo intenti a dire io.
Ora, mi piacerebbe scrivere qualcosa su ogni singolo contributo del libro - ognuno ha, infatti, qualcosa di prezioso - ma adesso voglio soffermarmi un attimo solo sul primo. Contro Versa inizia con la narrazione di Doriana Righini, che racconta la storia di Lea Garofalo attraverso i ricordi della sorella Marisa. Con estrema delicatezza e discrezione, Doriana entra in punta di piedi nella vita di Lea, che scorre per immagini intervallate da piccole citazioni fulminanti, come finestre che si aprono sulla narrazione a illustrare altre immagini ancora, a suggerire timidamente chiavi di lettura possibili. Nella storia di quelle due donne straordinarie che sono Lea e Denise, prende forma non solo l'irruzione di un ordine altro rispetto a quello mafioso-patriarcale; ma anche quella sorta di idea preverbale, tutta da ritrovare, del legame inesauribile con la madre.
«Rivisitare instancabilmente la figura del rapporto con la madre, le genealogie femminili. Instancabilmente perché niente resta uguale», scrive Luisa Muraro. E non a caso quell'"inizio cercato" di cui parla Muraro nell'Ordine simbolico della madre, è in qualche modo una fra le piccole istanze o suggestioni delle dieci narrazioni di Contro Versa. [Non si tratta di "aderire" alle impostazioni del femminismo della differenza: si tratta di esplorare un aspetto cruciale, di partire da una chiave di lettura fra le tante possibili].
Gisella Modica, della Società Italiana delle Letterate, scrive - cito a memoria - nel Meridione c'è un nuovo ordine, diverso da quello maschile patriarcale, che rompe con la cultura mafiosa, fatto di donne che tessono altre trame e nuovi possibili. Questo ordine altro va cercato, valorizzato. E' allora necessario esplorare ancora il fatto che la 'ndrangheta sia intrinsecamente patriarcale, e osare il controdiscorso. Che nell'atto stesso di essere contro, è anche verso altre possibilità. Inserire dunque la storia di Lea Garofalo ad apertura di un libro che racconta, da angolazioni diverse, esperienze di femminismo, secondo me è per molti motivi un'operazione radicale, vera, profonda. Assolutamente da riprendere e continuare.
Perché Contro versa? Perché tematizzare l'esperienza viva, sempre in costruzione, del femminismo, è atto emotivo, simbolico e politico anacronistico, cioè attuale. Perché è importante trasformare dei processi vivi in discorso; perché il discorso torna sempre, come un boomerang, o  meglio come un seme, che è istanza di continuazione. Perché bisogna ricollocare il femminismo nella sua dimensione attuale, perché bisogna valorizzarne la plurivocità, e il prezioso, energico, fecondo collante fra il privato e il pubblico che esso rappresenta. Perché ancora oggi il femminismo (sempre inteso come: i femminismi) viene banalizzato e frainteso, quindi neutralizzato.
Al proposito, mi capita spesso (praticamente sempre) di avvertire insofferenza o diffidenza nel sentire la parola femminismo; forse, quel che mi dispiace di più, è che tali sentimenti siano espressi spesso proprio da coloro che si dicono "dalla parte delle donne". Recentemente mi è stato detto "ci vogliono più donne nella politica, ci vogliono le pari opportunità; certo, non sono femminista eh". Ho risposto: no no, io sono femminista e rivendico anche l'importanza di dirlo.  Essere femministe oggi è atto di riconoscenza, è atto di responsabilità. Significa infatti riconoscere il legame storico, politico e simbolico con chi ha lottato prima di - e in qualche modo per - noi, significa raccogliere un'eredità fondamentale, conoscerla, problematizzarla e continuarla: non necessariamente in modo conciliativo, non di certo in modo piatto. E' anche in quest'ottica che va apprezzato il contributo che il libro vuole dare; oltre al fatto che abbia radici in Calabria, terra che ha estremo bisogno di lotte e controdiscorsi.

Il nesso Sud/femminismo è per me fondamentale, e in questo esperimento ho potuto approfondirlo: le domande sono ancora tante. Ho sincero e profondo desiderio di esplorarlo ancora. Nel legarlo al femminismo, il Sud "non è un contenuto ma un taglio, un «punto di avvistamento» soggettivo sul reale", scrive Modica, che continua con un riferimento alle "scrittrici postcoloniali che, nell’evidenziare i limiti di un femminismo eurocentrico, hanno riposizionato lo sguardo sul punto d’origine - luogo di dominio coloniale/patriarcale e di interruzione della memoria – riportando al centro ciò che stava ai margini, trasformandolo da luogo di esclusione a luogo di resistenza, e posizionandosi nel punto mediano fra i due spazi" (Cfr. link sotto).

Questo "esperimento politico di scrittura", come scrive Alessandra Pigliaru, mi ha permesso di fare narrativamente i conti con le mie rimozioni (il mio essere "nata femmina", in Calabria), mai veramente solo "mie", e la mia esprienza interiore e relazionale di femminismo; ma anche di legare le mie istanze a quelle di altre donne che hanno vissuto percorsi diversi dal mio, ma dal fondo ideale comune. Da questo scambio ne sono uscita, ancora una volta, più consapevole, più densa, più curiosa.

Sono felice di aver contribuito a ispirare la già citata ricerca di Gisella Modica nel convegno I Sud, Le Mafie: le donne si raccontano tenutosi recentemente alla Casa Internazionale delle Donne di Roma, e anche il percorso di Doriana proposto nello stesso convegno - nonostante le esperienze diverse, c'è infatti un filo che ci accomuna, che non a caso ha preso forma nel collettivo delle Donne Calabresi in Rete. Sono anche contenta di scoprire che Luisa Muraro abbia letto Contro Versa.
Sabato 18 maggio Contro versa sarà al Salone del libro di Torino, Torino Lingotto Fiere, nella sala relax dello stand della regione ospite, la Calabria, alle 16. Il libro è acquistabile online a questo link.
* La felice eccezione è quella di Eva, di un anno più piccola di me, con la quale a 18 anni, in modo del tutto autonomo e disarticolato, cominciammo a decostruire spontaneamente il sistema patriarcale del quale cominciavamo a prendere coscienza. Approfitto per ricordare che nel 2007 - oddio! sei anni fa! - io ed Eva andavamo farneticando che iononmidepilo (madre di taccuinoanacronistico) dovesse essere un blog collettivo in cui "parlare femminista", cioè parlare politicamente del significato del nostro essere "nate femmine" in tempi di reflussi reazionario-patriarcali. Poi Eva è diventata brillante ingegnera internazionale e il blog è diventato, solo in parte, un'altra cosa. Ma con lei ho iniziato a militare nell'UDI,  la cui esistenza poco prima neanche sospettavo, che  mi ha dato le prime esperienze di elaborazione condivisa femminista, abitato, nella mia città, da donne più adulte di me.

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