Appunti di Storia moderna

mercoledì 14 settembre 2011

Amike del quore

Credevo che le deprimenti logiche del fantastico mondo di Patty si concludessero spontaneamente, quanto meno, al raggiungimento della maggiore età. Pensavo ingenuamente che le dinamiche di branco femminile, della ridarella sotto voce, della sgomitata complice e degli ammiccamenti da amike-del-quore si esaurissero per ovvi motivi col procedere della vita adulta.
Ebbene, mi sbagliavo.
Il mondo di Patty è ancora una modalità relazionale che riscuote tenaci successi presso le trentenni, le quarantenni, e via oltre fino alla morte. 
In pratica funziona così, senza motivi evidenti, le due o più ragazze si scoprono irrimediabilmente affini; in genere basta la passione per una soap, un taglio di capelli fico, la scarpa fashion, una reputazione sociale positiva - dove per sociale intendiamo qualcosa di molto ristretto -, la semplice esistenza o coetaneità, la convenienza.
Esse si avvicinano, la conversazione è fluente, la complicità esplode come un vulcano, da allora il passo da amiche a gemelle siamesi è breve. 
L'inconsistenza di tali relazioni emerge con il fatto che terminano con la stessa fulminea futilità con cui iniziano, poiché manca loro il collante principale di ogni relazione: la relazione, appunto. Si tratta in questo caso piuttosto di un'accidentale interazione tra microcosmi, legata alle contingenze atmosferiche, alle ultime novità del mercato o all'opportunità sociale dell'effimero legame.
Coerentemente, non esiste franchezza tra loro. Esse, prese individualmente, temono con ansia l'eventualità di comunicarsi la verità; proprio nella misura in cui si offendono a morte nel caso che la componente del fantastico mondo di Patty comunichi, con sincerità, qualcosa di vero ma spiacevole all'altra. E' sufficiente questo per demolire un'impalcatura relazionale d'altronde solida come una casa fatta di canne (Cfr. "I tre porcellini").
Dove manca la possibilità di dirsi ciò che si pensa con la certezza, neanche teorizzata, dell'ovvio accoglimento come dato di fatto da comprendere da parte dell'altra, manca semplicemente la relazione - che altrimenti prende le forme di un goffo automatismo guidato da un copione un po' ripetitivo. 
Caratteristica comune a tutte le fautrici del mondo di Patty è la risata estemporanea, prolungata oltre il dovuto, per amenità sul cui carattere comico il resto della popolazione dubiterebbe. In genere, il raggio di umorismo che queste conoscono non si estende oltre la papera o gli incidenti quotidiani, nonché la goffagine di qualcuno che non ha i requisiti per accedere nel fantastico mondo di Patty. Quello è strano!, bisbigliano schifate.
Laddove si abbandoni l'asfittica routine della ridarella sgomitante, ecco che le componenti si smarriscono, scappano, disprezzano. Di nuovo, si rinserrano nella rassicurante ripetizione del nulla di gruppo, rafforzando a ogni passo la solidità del recinto sociale entro cui scrupolosamente si riparano dalla diversità. 
Eppure, non mancano i buoni sentimenti, che tuttavia si limitano agli occhi a quoricino alla vista di un pelosissimo e morbidosissimo gattino, cui segue il verso acuto che cariiiiino!!! 
Si tratta di una realtà moralmente imbarazzante, soprattutto per le donne che hanno ambizioni relazionali diverse dal semplice ammiccamento di gruppo, dalla complicità basata sul vagamente tribale "tu sei dei nostri". Codeste donne sono automaticamente escluse dal fantastico mondo di Patty - da cui in realtà si autoescludono in fretta e con disprezzo - nonché guardate con sospetto, e oggetto di ulteriori sgomitate, ammiccamenti e ridarelle stupidine.
Per loro, il confine tra noi e gli altri è netto e irrevocabile. Il mondo intero sfuma di fronte alla solida unione sugellata dall'ennesima opinione uguale su Tizia e Sempronia.
No, non parlo di adolescenti. E' fra trenta e quarantenni che ho riscontrato tale desolante realtà. Per una femminista tutto ciò è desolante. Ma la stupidità è trasversale a ogni rivendicazione politica.

5 commenti:

  1. Fortuna che non vivi qui, allora... :D

    E' vero, anche io ho riscontrato tale "stupidità", ma il problema è che, prese singolarmente, quando si confidano, è proprio tutto il contrario. Mi spiego. Quando si confidano con me viene fuori la parte fragile, quella che nascondono. L'altro problema è che, una volta confidate le loro fragilità, mi evitano.
    Come se avessero, appunto, paura. Cara Denise, molte donne hanno paura e lo nascondono. E, quando viene fuori, lo nascondono ancora di più fino ad eliminarti perché conosci il loro segreto, quindi si sentono indifese e devono compensare.

    Ciao :)

    RispondiElimina
  2. Qui dove?
    Capisco quello che racconti. Ed è vero, probabilmente, che la stupidità che io ci vedo nasconda anche della paura.
    Ma, per fare un esempio, con me non si confidano. Faccio paura, o, più semplicemente, sto loro antipatica. Forse non sono una femmina standard e questo spaventa e allontana. Non che mi dispiaccia. E' che essendo il mondo intriso di amike del quore non posso che riconfermare il mio rude isolamento, dato che le opzioni sociali che mi si spianano davanti si limitano, a parte preziose eccezioni, a questo.

    RispondiElimina
  3. Qui... ehm, lasciamo stare :)

    Quella che definisci "paura" in realtà rappresenta una specie di mancanza che sentono dentro di sé (e che vorrebbero riempire, in un certo senso). C'è qualcosa che non riesci a capire, secondo me, eh, quindi prendi con le pinze ciò che scriverò.

    Tu hai "qualcosa" che ti differenzia in modo cruciale dalle altre donne (ma dagli altri proprio). La tua differenza riguarda il coraggio di scrivere ciò che pensi filtrandolo, o meno, attraverso i tuoi studi e il tuo modo personalissimo di vivere la realtà. Hai due qualità essenziali che molte persone (e qui parlo in generale) odiano: intelligenza (in senso lato, compreso il tuo spirito libero) e coraggio.

    Sono complimenti? Sto sviolinando? No. Quello che molta gente non capisce è che è importante riconoscere la grandezza di alcune persone. Scrivendone e mettendo in luce il loro comportamento.

    Cosa intendo dire? Che sì, sei diversa (non mi arrogo il diritto di dire se migliore o peggiore, questo lo sai tu). (E non mi riferisco ad una tendenza all'asocialità, al voler, o sentirsi, diversi tipico del periodo adolescenziale.)

    Ciao

    RispondiElimina
  4. Hai l'aria di conoscermi, mi chiedo dunque perché non ti firmi.
    Ad ogni modo, mi riconosco in tutto, anche se non so perché qui e altrove qualcuno mi attribuisca del coraggio.
    Ho già affrontato la questione dell'"idiozia" come radicale diversità nel linguaggio inteso in senso globale. Ne ho parlato nel blog in modo impersonale - ma in realtà parlavo di me, anche. Un'idiota, una straniera.
    Se non riesco a capire qualcosa, aiutami eventualmente a farlo.
    Saluti

    RispondiElimina
  5. Be', sì, ti seguo da un bel pezzo, ma non sono uno stalker, tranquilla (seguo soltanto questo tuo blog e leggo gli articoli che scrivi per i giornali online e linki qui) :D
    Comunque, cosa intendi per "una straniera".

    RispondiElimina

Per motivi imperscrutabili, capita spesso che i commenti spariscano nel nulla. Io tolgo solo insulti e spam. Meglio perciò eventualmente salvarli e riprovare.