Appunti di Storia moderna

martedì 26 gennaio 2010

La retorica delle Pari Opportunità

Ormai mi fido sempre meno di chiunque ricorra all'espressione Pari Opportunità. Direi piuttosto che pronunciarla costituisca il peggior biglietto da visita che si possa esibire. Le antenne rileva-sessismo che una donna che viva concretamente la condizione che si vuole "migliorare, contrastare", e che abbia una conoscenza più o meno approfondita delle cosiddette "questioni di genere" (altra espressione che rischia di cadere nel calderone della retorica) possiede ormai finissime, sussultano di fronte a chiunque la pronunci, pensando con rassegnazione "ecco, ci risiamo".
Pari Opportunità è diventato un luogo comune abusato in particolar modo dai suoi più concreti oppositori, esattamente come nel caso del Razzismo, e di chi sa quante altre parole.
State lontani da chi dica Pari Opportunità!, è falso e compiacente, esattamente come tutte quelle politiche per le Pari Opportunità che, a livello comunale, regionale, nazionale, stanziano fior di quattrini per contrastare il problema senza conoscere, esattamente, quale sia questo problema.
In genere i ciarlatani delle Pari Opportunità - espressione che rappresenta l'involuzione in senso populista e perbenista, cioè istituzionale, della temutissima parola Femminismo - accompagnano le loro arringhe per-le-donne con dati statistici raccattati sulla violenza-sulle-donne (sempre domestica, eh! sempre fisica), sul basso livello occupazionale femminile, sulle quote rosa, eccetera: ma solo perché ormai si usa, ormai si sa che per parlare del problema-donne bisogna citare statistiche e i soliti discorsi.
Sempre le stesse persone, auspicano come soluzione del problema strategie assolutamente inutili, sintomo ultimo dell'ignoranza profonda - nonché dell'autentico disinteresse - che muove queste, diciamo così, promozioni. Le quote rosa sono l'emblema più desolante di ciò. Dai, venite a fare politica! Perché non venite? Cosa aspettate? Dobbiamo raggiungere il 50%!
Infatti, è sempre nello stesso ordine di contraddizioni che rientra il fatto che proprio le persone che concretamente, nella loro vita, politica, lavorativa, ideologica, sono le prime nemiche delle Pari Opportunità (o, meglio, l'ennesimo problema pratico da rimuovere per realizzarle davvero) a fingere di promuoverle.
Il fatto che si discosti costantemente l'attenzione dalla realtà del problema credendo al contempo di parlarne davvero, è tecnicamente devastante. Perché i soldi apparentemente destinati a risolverlo e le opinioni sessiste nascoste dietro i discorsi per le Pari Opportunità, convergono nella sistematica elusione del punto, contribuendo tenacemente a nasconderlo sovrapponendogli parole, azioni, convinzioni, che finiscono col sotterrarlo in modo definitivo.
Ma quando l'ipocrisia della retorica delle Pari Opportunità, già onnipresente, diventa tangibile al punto da condizionare in maniera determinante la propria vita, non ci si può permettere di cambiare discorso, non ci si può permettere di passare al prossimo argomento dell'ordine del giorno.

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